Addio alle monete di 1 e 2 cent. Quale storia racconteranno?

monetine centesimiChe fine faranno le monetine da uno e due centesimi che dal prossimo anno la Zecca non produrrà più? Oramai siamo abituati a vedere scomparire monete e denari cartacei a cicli ricorrenti e così non siamo sorpresi di questa decisione ma non per questo la cosa ci piace.

Uno studio realizzato dalla Commissione europea tra il 2012 e il 2013 valuta che per produrre 1 cent, costi 2,5 e produrre 2 cent, costi 5. Dal 2013 la Commissione propose di ritirarne la produzione, ma in merito all’Italia non ci sono dati certi e il loro ritiro dovrà essere effettuato in modo “produttivo” senza derive al rialzo dei prezzi, indirizzandosi verso facili “arrotondamenti”.

Le monete, da un punto di vista culturale racchiudono la storia di un paese e cancellarle, significa annullare una parte della storia del nostro paese. E così quando capita di trovare in qualche scatola dimenticata nel fondo di un cassetto, in cantina o avvolta in un fazzoletto nella tasca di una vecchia giacca monete del passato, cerchi di collegare i ricordi e gli anni trascorsi che ti parlano ancora del secolo oramai lontano dell’Italia.

D’accordo sono monete abbruttite e annerite dal tempo ma su di esse puoi trovare immagini che i libri certe volte non raccontano più. L’ing. Guido Tablet tramite l’Editrice Alfieri &Lacroix di Milano riprodusse i quadri storici dell’Italia nel 1948-49, e sfogliarli oggi vuol dire ri- scoprire come l’Italia divisa, soggetta a dominazioni straniere o devote allo straniero fosse come uno …spezzatino.

Otto sovrani si spartivano lo stivale e quindi la circolazione dei soldi era davvero diversificata. Il Regno di Sardegna, il Lombardo Veneto, il ducato di Parma, di Lucca, di Modena, di Toscana, lo stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie. Pensate quanti volti erano raffigurati sulle monete e a seconda del valore delle stesse!

numismaticaE così rivedere il viso di Vittorio Emanuele II da un lato e lo stemma sabaudo dall’altro nelle monete del 1861-1862-1866 e 1869 del valore di 5 cent. 10 cent. e 5 lire, ti fa venire in mente proprio la nascita di un’Italia che cominciava a diventare unita nonostante le mille differenze esistenti nel suo territorio che dalle Alpi arrivava alla Sicilia.

Chissà che cosa si poteva acquistare con quei soldi? Forse le 5 lire d’argento ti facevano sentire ricco e per questo qualcuno ha pensato bene di conservarle. Com’era la nostra nazione 150 anni fa? Bella sicuramente perché la ricchezza del paesaggio, le bellezze artistiche e la semplicità del popolo ne facevano qualcosa di unico fin da allora.

Ad un re ne succede sempre un altro e così le immagini sulle monete cambiano. Sui 20 e 10 cent. del 1918 e 1921 compare le testa di Vittorio Emanuele III oltre che la figura di un’ape, sostituita talvolta negli anni ’30 da una spiga di grano, fino a quando nel 1939 vi fu stampata un’aquila imperiale.

Sorprendente fu l’emissione di una moneta-buono da 1 lira nel 1923 che raffigurava una donna assisa su di un trono con un ramoscello in una mano e nell’altra il simbolo di una vittoria alata.

Dagli anni 40 l’effige di Vittorio Emanuele III fu accompagnata dal volto femminile e dal simbolo del fascio, che compare anche sui soldi in carta da una lira con la scritta Regno d’Italia, biglietto di stato a corso legale. Nascono così quei lenzuoli rettangolari del valore di cinquecento e mille lire, che ancor oggi fanno gola a molti collezionisti.

Essere in possesso di quella somma voleva dire potersi permettere una vita agiata, ed io bambina ricordo che chi aveva una donna di servizio era perché il capofamiglia aveva uno stipendio che si avvicinava alle mille lire. Con la nascita della Repubblica tutte le monete cambiano, perdono in peso, sembrano fatte di latta, ma sono molto belle. La cornucopia, il grappolo d’uva, l’arancia, il cavallo con le ali, il ramoscello d’ulivo, la bilancia con due piatti e la testa di donna con due spighe nei capelli sono tutti simboli di prosperità e fiducia.

Quante di queste monete sono rimaste chiuse in quei salvadanai in ferro che i genitori regalavano ai figli per far loro comprendere il valore del denaro? Oggi non c’è più il senso del risparmio, 5 euro in mano ad un ragazzo durano poco o niente. Una bibita con gli amici, una ricarica del telefonino, via non ci sono più. E non provate a donare ad un povero uno o due centesimi, è molto probabile che te li respinga, anche in malo modo.

Dunque che fine faranno queste piccole monete che l’Europa ci ha costretto ad usare ed i cui costi di produzione sono sempre stati superiori al valore stesso? Non ci resta che conservarne qualche esemplare e magari tra cent’anni chi li ritroverà si domanderà: “Che cosa ci si comprava con queste monetine?”

 

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