Congedo mestruale alle donne. Ma non per tutte
Un lungo dibattito socio-legislativo in Spagna, sul disegno di legge, approvato dal Consiglio dei ministri che stabilisce il congedo per malattia per le donne che soffrono di mestruazioni dolorose, una misura senza precedenti in Europa.
Il Ministero dell’Uguaglianza ha raggiunto un accordo con il Ministero dell’Inclusione e della Previdenza Sociale per includere il congedo per malattia per periodi dolorosi nella legge sull’aborto, che sarà accolto dalla Previdenza Sociale dal primo giorno e durerà quanto ogni donna ha bisogno. Proposte simile erano già in atto, a livello locale, per esempio nelle città catalane di Gerona e Sabadell.
Così si gode il suo primato, dando una sferzata di modernità al vecchio continente tanto impegnato sul fronte lotta alla disoccupazione da dimenticare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Seppur una fetta sempre minore gli stacanovisti del capitalismo devono godere di taluni benefici che rendano giustizia della loro condizione.
Il tal senso il testo spagnolo sul congedo mestruale rappresenta un’azione decisa contro ogni forma di discriminazione di genere e consente una reale apertura alle pari opportunità. Insomma la Tierra del Sol potrebbe dare il via libera ad altre norme in difesa delle donne.
Il Congedo non per tutte
Il Congedo mestruale permette di assentarsi dal lavoro per un massimo di 3 giorni al mese. Un’opportunità per una vasta gamma di lavoratrici impiegate sia nel pubblico che nel privato, con contratto a tempo indeterminato o determinato, subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale.
Tuttavia qualcuno potrebbe considerare questa sospensione giustificata un’iniziativa discutibile, essenzialmente volta a favorire il genere femminile; una sorta di forma assistenziale di cui ci si potrebbe presto approfittare. Ebbene, il congedo non è per tutte, bensì riguarda le solo donne che soffrono di dolori forti e che possono dimostrare, certificandola, tale patologia.
Punto determinante di questa scelta è che il corpo femminile presenta innumerevoli sfaccettature e fra queste esiste una condizione invalidante: la dismenorrea. Si tratta di un ciclo che presenta crampi acuti o dolori sordi, dunque una malattia sovente accompagnata da assistenza medica. Pertanto, il congedo sarà possibile esclusivamente a chi fornirà una documentazione valida redatta dal proprio dottore curante o dallo specialista.
Quindi, il codice non difende pazienti che, con pazienza, si apprestano a gestire un fastidio più o meno forte iniziato nell’adolescenza e probabilmente presente fino in tarda età. La legge non ha premure, piuttosto si pone a servizio di chi potrebbe subire una discriminazione per un legittimo impedimento.
La norma sancisce un diritto e tutela le donne troppo spesso vittime sul lavoro di stigmatizzazioni di genere che sembrano non passare di mai di moda. In effetti questa possibilità di assenza giustificata potrebbe essere un ostacolo per le assunzioni. Come, del resto, lo è il il progetto e il desiderio di diventare mamme, a volte nascosto pur di ottenere l’ambito posto!
In Italia? Mozione per il congedo ferma dal 2016
E l’Italia? La nostra vecchia signora ha forse paura della scomunica, teme di essere dissacrante e lascia la nostra proposta di legge sul congedo mestruale nel frigorifero spento, in attesa che possa esaurirsi in maniera naturale. Cicli della vita. Noi speriamo, invece, nel riciclo di questa mozione di legge ferma al 2016 quando si diede inizio in Parlamento alla discussione.
Insomma, per la cattolica penisola l’espiazione del peccato sembrerebbe essere ancora nelle mani delle donne strette dai dolori che Natura crea: il parto e le mestruazioni. La storia, talvolta, si ferma dinnanzi a vecchie paventate diciture… .
Immagine di copertina di Angelique Downing dal sito Burst