Agricoltura biodinamica. Finanzieremo con i soldi pubblici il cornoletame?

Negli ultimi anni accanto ai prodotti di agricoltura biologica convenzionale i consumatori trovano anche quelli di produzione biodinamica.

L’agricoltura biodinamica precede l’agricoltura biologica, essendo stata concepita negli anni Venti del Novecento dal teosofo ed esoterista tedesco Rudolf Steiner (1861-1925).

Per l’esattezza nel 1924, Steiner tenne il ciclo di lezioni Impulsi scientifico-spirituali per progresso dell’agricoltura, dal quale ebbe origine l’agricoltura biodinamica che consiste in una serie di pratiche applicando le quali, asseriva il teosofo, si raggiunge l’equilibrio con l’ecosistema terrestre. Dunque più di una tecnica agricola si tratta di una filosofia la cui pratica presenta alcuni elementi di agricoltura biologica con la peculiarità dell’esoterismo e dell’astrologia.

Tra le pratiche più famose ma anche più esemplificative dell’agricoltura biodinamica citiamo il Preparato 500, detto più comunemente il corno letame, che consiste “nell’infilare il letame nel cavo del corno di una vacca primipara, quindi sotterrare il corno e lasciarlo fermentare durante l’inverso per poi recuperarlo nei giorni prossimi alla festività pasquale e sottoporlo alla miscelazione e dinamizzazione con acqua tiepida di sorgente, pozzo o piovana, per un’ora; quest’ultima operazione può essere compiuta manualmente ma anche con macchine speciali”.

Quel è il fine di questa pratica? “Le corna di vacca catturano, quando la vacca è in vita, i raggi cosmici, affinché, quando sarà morta o a corna espiantate, il letame in quei corni, seppelliti e disseppelliti in funzione di combinazioni astrali, riceverà le forze eteriche astrali catturate dalla punta del corno, aumentando così il potere di quel letame quando viene disseminato sul campo”. Oppure la Pratica 502 – o Preparato di Achillea che prevede che “una vescia di cervo maschio riempita di fiori di achillea, lasciata essiccare al sole per tutta l’estate e, poi, sotterrata a 30 centimetri e dissotterrata ancora nei giorni di Pasqua e conservato in recipienti di cotto, vetro o rame, si otterrà un fertilizzante”.

Analizzati scientificamente i prodotti biodinamici e quelli coltivati secondo i metodi biologici sono uguali, ma sullo scaffale dei negozi e dei supermercati si differenziano per il prezzo: costano molto di più dei prodotti di agricoltura tradizionali e/o biologica. “Sono identici per aspetto nutrizionale e per l’impatto ambientale a tutte le altre produzioni agricole – sostiene Roberto Defez, esperto di Biotecnologie del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) -. In Italia la biodinamica riguarda 419 aziende italiane che guadagno 4 volte di più delle aziende biologiche o tradizionali, coltivando la stessa superficie”.

Si comprende, dunque, il grande scompiglio e preoccupazione nel mondo scientifico – e non solo – che ha provocato l’approvazione al Senato del DDL 998 – detto Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico – dove l’articolo 8 introduce “il Piano nazionale per le sementi biologiche, finalizzato ad aumentare la disponibilità delle sementi stesse per le aziende e a migliorarne l’aspetto quantitativo e qualitativo con riferimento a varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica.

Un’equiparazione tra le 2 tecniche, alla quale la senatrice a vita, Elena Cattaneo – appoggiata dagli scienziati italiani (tra i quali Defez) del Gruppo 2003 che hanno inviato una lettera ai senatori e che rilevano uniformazioni anche negli articoli 1 e 5 –  ha cercato di opporsi con tre emendamenti con i quali chiedeva di rimuovere la parola biodinamica dal testo, misura che come ha sottolineato la senatrice in Aula non impedirebbe “ai produttori di perseguire queste pratiche e ottenere la certificazione di prodotto biologico (per averla basta rispettare i protocolli) ” ma eviterebbero di esporre il Senato italiano “al ridicolo scientifico” se non venisse “eliminato almeno il richiamo esplicito e il riconoscimento in via preferenziale a pratiche schiettamente esoteriche e stregonesche”.

Inoltre Elena Cattaneo ha fatto presente che “i bovini come i cervi non perdono le corna; queste sono segate dai crani e il disegno di legge (né mi sembra alcun disciplinare) ci spieghi, purtroppo, se si deve prima macellare l’animale e tagliare le corna, oppure se questa vanno potate dall’animale ancora vivo. E quante vesciche di cervi maschi si sarà bisogno? Una vescica per ogni azienda biodinamica? Esiste una deroga alla pratica venatoria che consenta l’abbattimento di tanti splendidi animali dai nostri parchi nazionali, oppure si pensa di importare dall’estero vesciche urinarie estirpate in altre Nazioni o continenti? Sarebbe meglio disciplinare questa pratica per evitare abusi”.

Ma gli emendamenti di Elena Cattaneo sono stati bocciati e il DDL è approvato. E se non verrà corretto alla Camera comporterà che i finanziamenti pubblici saranno destinati anche all’agricoltura biodinamica ossia all’uso del cornoleletame e della vescica di cervo, con il rischio che ne risenta la riputazione di tutto il comporto agricolo italiano.

 

Immagini: 1) Roberto Defez, esperto di Biotecnologie del CNR; 2) Elena Cattaneo, biologa e accademica e senatrice a vita

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