Appese ad un filo. Festival Teatro Patologico 2021

Appese ad un filo. Così s’intitola il Festival teatrale organizzato dal Teatro Patologico dedicato al terribile problema della violenza di genere e nello specifico al femminicidio.

Per sua natura sensibile alle tematiche sociali il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi spesso supera i confini della sua missione intrinseca, la malattia mentale, per affrontare le altre gravi situazioni nelle quali vengono relegati i più fragili come il bullismo, il razzismo e in quest’edizione il femminicidio, attraverso il racconto psicologico e sociale che conduce un uomo a compiere la violenza fino all’omicidio.

Appese ad un filo si svolgerà dal 3 al 19 dicembre 2021 presso la sede romana del Teatro Patologico di Via Cassia.

Qui è disponibile il programma dell’evento.

Appese ad un filo – Testo

Appese ad un filo oltre a dare il nome alla manifestazione teatrale è il titolo dell’ultimo lavoro di Dario D’Ambrosi,  che aprirà il Festival i giorni 3 e 4 alle h. 21.00.

L’autore, nonché fondatore e direttore del Teatro Patologico, come riferisce teatrionline.com, affronta il tema del femminicidio attraverso un’analisi psicologica “dei pensieri e delle sensazioni” che attraversano la mente di un uomo che “arriva ad uccidere la propria donna”.

Uno studio accurato e approfondito che ha portato Dario D’Ambrosi a concludere che l’uomo che compie un gesto così perentorio “vive una grande sofferenza che non riesce ad esprimere e si tramuta in violenza. Il femminicidio e, comunque, un problema culturale accompagnato da risvolti patologici, con sintomi ansiosi, depressivi e di organizzazione della personalità”.

Nella maggior parte dei casi l’uomo diventa ossessivo nei confronti della compagna e la stessa eventualità di una separazione – e la separazione stessa, diventa “un fattore di rischio” per la vita della donna.

Nella messinscena di Appese ad un filo, D’Ambrosi pone 4 abiti di donna – scrive teatrionline.com – ciascuno rappresenta un’età e una fase della vita di una donna (bambina, lavoratrice, sposa e anziana), al centro del palco un grande crocefisso al quale l’attore – protagonista “rivolge le sue angosce, le sue paure e soprattutto le sue frustrazioni. Sul finale dello spettacolo, i vestiti verranno immersi in grandi contenitori colmi di sangue e la scena conclusiva, forte e significativa, saranno proprio questi abiti gocciolanti sangue”.

Il femminicidio è stato compiuto.

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