Biotecnologia blu. Molecole marine al posto degli oppioidi

Sono ben note ormai le deleterie conseguenze di dipendenza procurate dagli oppioidi, i farmaci prescritti dai medici per lenire i dolori acuti o cronici.

Occorrono quindi analgesici alternativi che si basino su un diverso principio attivo. Ed è ciò che sta facendo la società portoghese di biotecnologie Sea4US, cercandoli nelle profondità marine, che sappiamo da tempo immemorabile, essere fonte di beneficio per la salute umana.

La società, fondata nel 2013 dal neurofisiologo e biologo Pedro Lima, raccoglie e studia organismi marini e i suoi scienziati  sono, dunque, anche abili subacquei; s’immergono nelle profondità marine alla ricerca di nuovi campioni che poi studiano nei laboratori.

In questo momento sono impegnati, appunto, nella ricerca delle molecole per futuri nuovi analgesici negli invertebrati marini perché – sostengono – questi esseri, vivendo bloccati nella roccia senza potersi muovere “hanno sviluppato un veleno in grado di bloccare il segnale neuro attivo correlato al dolore”.

I ricercatori hanno già individuato 2 molecole propedeutiche ai farmaci. André Bastos cofondatore di Seas4US parlandone con Denis Loctier di euronews.com ha dichiarato che gli studi su tali molecole ne  mostrino l’ efficacia nella riduzione del dolore e il rischio ridotto di sviluppare dipendenza.

Le relazioni pericolose

I ricercatori subacquei sono soliti immergersi a una ventina di metri di profondità nella riserva marina di Algarve (Portogallo), per raggiungere la variegata fauna marina che ricopre le rocce.

I criteri di scelta per raccogliere i campioni sono il nutrimento della fauna e i rapporti e i relativi comportamenti tra le varie specie; sono soprattutto quelle “relazioni – ha spiegato Lima – che danno indizi su cosa scegliere”. Nelle grotte, ad esempio, dove c’è meno illuminazione, la competizione diventa più specifica. In questo habitat “le spugne non hanno bisogno di competere con specie a crescita rapida come le alghe, ma combattono fra loro e a noi interessa questa lotta”.

Gli scienziati, per rispetto l’ambiente, raccolgono campioni molto piccoli, il minimo necessario badando alla preservazione delle popolazioni marine. L’impatto del loro lavoro è prossimo allo zero, ha specificato Lima, anche perché il loro intento è di “ispirarsi alla natura per poi ricreare e replicare la biomassa in laboratorio, su larga scala”.

I campioni raccolti vengono trasferiti al laboratorio di fisiologia di Sea4Us dell’Università Nova di Lisbona, dove sono analizzati e studiati in base alla bio – attività antidolorifica: una fase molto lunga che può richiedere anche anni, come si ricava dalla descrizione della biotecnologa marina Silvia Lino che segue.

“Le spugne e i loro organismi simbionti (due organismi della stessa o di specie diversa che vivono in simbiosi non sempre in regime di mutualità, ndr), formano un “sistema complesso con batteri e micro bioma proprio. Quindi quando estraiamo, testiamo e se va bene, continuiamo a separare i composti. Li separiamo finché possiamo e finché non otteniamo il composto responsabile dell’attività”.

Così il team è pervenuto all’individuazione delle 2 molecole che per le proprietà citate mostrano ampie possibilità di superare gli esami clinici ed essere immesse nel mercato”.

La biotecnologia blu

I progetti di ricerca di Sea4Us sono finanziati dall’Unione Europea nell’ambito della biotecnologia blu, un settore in crescita, secondo le previsioni europee, di circa 10 miliardi di euro entro la fine degli anni Venti.

La ricerca marina e la salute degli oceani hanno priorità all’interno di Orizzonte Europa, il programma dell’Unione che finanzia i progetti scientifici degli Stati membri. E Ciimar, il centro interdisciplinare di Oporto (ancora Portogallo), parte del network EuroMarine, segue esattamente queste direttive.

Gli scienziati di Ciimar studiano tutte le forme marine. Alcune di esse sono molto antiche, come i cianobatteri, noti per la loro poderosa tossicità ma che producono composti nei quali si potrebbero trovare molecole interessanti per la salute umana. Il centro, infatti, dopo aver isolato e catalogato nuove specie di cianobatteri, dispone di un catalogo con oltre mille, aperto a tutti i ricercatori del mondo.

C’è ancora molta strada da fare ma già i risultati di alcuni studi incoraggiano la ricerca verso molecole di composti tossici che potrebbero diventare terapie atte al contrasto del diabete, dell’obesità, financo del cancro.

Interessante il commento del direttore Vítor Manuel Oliveira Vasconcelos per il quale si deve “imparare dalla natura” e, quindi, invece di inventare nuove molecole si devono “cercare quelle già esistenti” prodotte dagli organismi marini “adeguandole leggermente alle nostre necessità”.

D’altronde se la vita è cominciata nell’oceano, per Oliveira è molto probabile che sarà proprio l’oceano “a salvarla”.

 

Immagini: 1) Portogallo, il neurofisiologo e biologo Pedro Lima, cofondatore della startup Sea4US, seduto al centro, circondato dal team; 3) La sede del Ciimar, il centro interdisciplinare di Oporto  parte del network di ricerca EuroMarine,

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