Giuliana. Il mistero del fossile dimenticato a Matera
Si amplia il Jurassic Park italiano. Dopo i fossili dei dinosauri Ciro, Antonio e i cugini di Altamura, vi presentiamo Giuliana, il fossile di una balenottera (foto a sinistra) vissuta quasi 2 milioni di anni fa, il più grande al mondo scoperto ad oggi, il cui studio potrebbe fornire importanti informazioni sull’evoluzione dei cetacei e sui mutamenti climatici.
Giuliana viveva nelle acque del Mediterraneo, dove oggi sorge la Basilicata. È stata scoperta da un agricoltore nel 2006 nel lago artificiale di San Giuliano, da cui deriva il suo nome.
Incredibile a dirsi, ma fino ad ora il fossile non è stato studiato. Sono state condotte solo delle indagini al momento del ritrovamento, che hanno portato a stabilire le sue dimensioni, da cui le successive deduzioni scientifiche.
Il paleontologo Giovanni Bianucci dell’Università di Pisa spiega come sono state stabilite le misure del fossile. Partendo dalla grandezza del cranio- di quasi 3 metri – di Giuliana, dice Bianucci si è stimato che la lunghezza del cetaceo fosse di 25 metri, che corrisponde all’attuale balenottera azzurra e da quella comune che corrispondono agli animali più grandi della terra.
Ed è esattamente dalla sua grandezza che si potrebbero ricavare dati importanti per la conoscenza dei cambiamenti climatici giacché apprendiamo da Bianucci “quanto più grande è la massa di un corpo tanto più lenta è la sua perdita di calore in acque fredde. Il fossile confermerebbe la teoria secondo la quale l’aumento delle dimensioni di questi cetacei sarebbe una risposta alle glaciazioni degli ultimi 2 milioni di anni”.
Giovanni Bianucci ha indagato il fossile insieme al collega di università Walter Landini e al professor Angelo Varola dell’Università di Salento fin dall’anno del suo ritrovamento e man mano che sono avvenute le tre campagne di recupero dei resti tra il 2007 e il 2011.
Tali resti consistono in 12 vertebre toraciche con un diametro di oltre 20 centimetri, diverse costole, la pinna pettorale, la parte posteriore del cranio, mandibola e mascella. La datazione dell’esistenza del fossile è stata situata nell’era del Cambriano, che indica il periodo che va dagli 1,8 milioni ai 781mila anni fa.
La storia di Giuliana è raccontata dal documentario di divulgazione scientifica “Giallo ocra- Il mistero del fossile di Matera” dal regista e giornalista Renato Sartini (foto a sinistra), presentato in prima nazionale nel corso del Festival delle Scienze Futuro remoto che si è svolto presso la Città della Scienza a Napoli dal 7 al 10 ottobre 2016.
Il documentario rivela che da anni Giuliana “giace dimenticata e mai studiata, nelle casse in cui è conservata, custodita nel Museo archeologico nazionale “Domenico Ridola” di Matera, la città designata a essere nel 2019 Capitale della cultura. Se e ce lo ricorda Renato Sartini che con il suo documentario, oltre a presentarci la balenottera e istruirci, con gli interventi dei tre professori menzionati, sull’importanza e unicità del ritrovamento, invita a studiarla, restaurarla ed esporla al pubblico in tempo per quell’occasione: “Aprile quelle casse!” dice Sartini “C’è dentro la storia dell’evoluzione della Terra.”
Il documentario “Giallo ocra – Il Mistero del fossile di Matera” è stato patrocinato da varie istituzioni pubbliche e private, fra queste, il Cnr, la Regione Basilicata, il Comune di Matera e la Soprintendenza delle belle arti della Basilicata.