Finanziaria. Quel che serve alla ricerca italiana per il bene del Paese
Ancora un appello degli scienziati al Parlamento italiano per la ricerca pubblica, affinché la prossima finanziaria preveda fondi strutturali che garantiscono la continuità dei progetti.
Pubblicato sul portale dell’Accademia dei Lincei, nel testo viene espresso Il timore e che una volta terminati i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che hanno permesso all’Italia “investimenti e capacità di progettazione allo stesso livello degli altri grandi Paesi dell’Unione” e in grado di competervi, si rischia di tornare indietro di 20 anni.
Attraverso i finanziamenti del PNRR “stati assunti giovani, data una prospettiva ai progetti, consolidato lo scambio di informazioni ed esperienze”; hanno consentito “un cambio di passo” e porteranno gli investimenti in ricerca pubblica “allo 0,75% del Pil ma finiranno nel 2026 e in pochi anni, senza un congruo aumento strutturale delle risorse, si tornerà a livelli lontani dalla media europea”.
“La ricerca, sia quella pura che quella applicata, è il migliore e più efficiente moltiplicatore economico. Là dove gli esecutivi hanno stimolato e valorizzato la ricerca, gli effetti della globalizzazione e della rivoluzione digitale sono stati governati – scrivono gli scienziati – il PIL è cresciuto assieme alla qualità della vita e si è salvato il sistema del welfare”.
“L’Italia storicamente ha avuto (ed ha) scienziati, ricercatori e innovatori eccellenti, grandi individualità che hanno conquistato il mondo. Ma non è dalle botteghe artigianali che si può costruire un sistema Paese”.
Alle bottega artigianali “al modo scoordinato e senza dare sicurezza e stabilità ai nostri ricercatori, molti dei quali dopo essersi formati in Italia e aver ottenuto i primi risultati nelle nostre università sono andati all’estero per trovare certezze” si rischia di tornare senza una precisa programmazione di fondi.
Per questo Ugo Amaldi e Luciano Maiani, sostenuti da molti scienziati e dall’Accademia dei Lincei, hanno proposto un piano per trasformare la “straordinaria” opportunità del PNRR in una “ordinaria” rivoluzione per la ricerca italiana: rendere “strutturale l’investimento previsto dal Piano europeo con un impegno di 6,4 miliardi di euro nel quadriennio 2024-2027”.
“Una cifra importante – rileva l’appello – ma irrisoria se consideriamo gli effetti che può generare. L’idea è stata discussa e condivisa con il governo Meloni e, in particolare, con i ministri Bernini e Giorgetti”.
Sta arrivando il momento delle scelte, conclude l’appello, e la prossima legge di Bilancio – un atto importante per il futuro dell’Italia
Per maggiori informazioni al link che segue è disponibile il Piano quadriennale 2024 – 27.
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