Cristoforo Colombo. Gli enigmi

La lunga ricerca scientifica sull’origine di Cristoforo Colombo, che affronta la fase finale con lo studio del DNA dei resti ossei attributi allo scopritore e a due suoi parenti, si concluderà  il prossimo ottobre.

L’ha annunciato nella conferenza stampa il 19 maggio 2021, José Antonio Lorente, professore di medicina legale all’Università di Granada (Spagna) e direttore del team multidisciplinare che, con l’aiuto di 5 laboratori d’identificazione genetica in Europa (Italia inclusa) e in America, cercherà di fare luce sull’origine del navigatore, intorno alle quale circolano diverse teorie, anche se la più diffusa e internazionalmente accettata è quella genovese.

Ligure o Gallego? 

La questione della natalità del grande navigatore è questione annosa. La Spagna è stata sempre recalcitrante nell’accettare che Cristoforo Colombo sia nato in Liguria, ed esattamente a Genova tra l’agosto e l’ottobre del 1451 (il mese esatto non si conosce), figlio di Domenico Colombo e Susanna Fontanarossa, proprietari di una piccola azienda tessile.

Secondo elespanol.com esiste un documento datato 22 febbraio 1498, dove lo stesso navigatore scrive di sé che “essendo nato a Genova, sono venuto a servire i monarchi cattolici qui in Castiglia”. E ancora in Spagna è custodito il testamento dell’erede di Colombo, Hernando, concesso il 3 luglio 1539, dove dichiara di “essere figlio di Cristoforo Colombo, genovese, primo ammiraglio che scoprì le Indie”.

Nonostante l’evidenza documentale, alcune fonti ritengono che Cristoforo Colombo – pardon Cristóbal Colón – abbia visto la luce a Pontevedra, cittadina della Galizia. Nel 1914 in Spagna uscì il libro dello storico e scrittore Celso García de la Riega, dal titolo Colón, español. Su origen y patria (Colombo, spagnolo. La sua origine e il paese), dove l’autore sostiene la natalità spagnola portando come prove documenti del XV e XVI secolo.

Alla tesi di de la Riega ne seguirono altre 2 le quali, pur confermando l’origine spagnola del navigatore, lo vogliono nato a Guajalajara (Castiglia – La Mancia) e a Maiorca (Catalogna).

Subentra la Cia

A cercare di porre ordine sulla presunta ingarbugliata origine di Colombo, ancora secondo elspanol.com, ha contribuito anche un ex analista della CIA, Peter Dickson, che nel 2017 ha pubblicato le conclusioni della sua indagine per la quale le radici dell’ammiraglio devono essere cercate “in un’area che copre la costa tra Savona (Italia) e Monaco (Costa Azzurra) nel XV secolo sotto il controllo della Repubblica di Genova”.

Inizia il lungo esame del DNA

Tornando all’esame del DNA tutto ebbe inizio nel 2003 quando alcuni resti di Cristoforo Colombo del fratello Diego e del figlio Hernando, furono riesumati dalla tomba che si trova nella cattedrale di Siviglia ed esaminati dal professore José Antonio Lorente e dal suo team del Laboratorio di identificazione genetica di Madrid, il quale nel 2006 confermò che le spoglie sono quelle di Cristoforo Colombo.

E le spoglie dove riposano? In Spagna o a Santo Domingo

E questo perché oltre alla diatriba internazionale sulla nascita, ferve anche quella sulle spoglie dell’ammiraglio.

Se si è concordi che la morte dell’ammiraglio avvenne in suolo iberico, per l’esattezza a Valladolid il 20 maggio del 1506, la Repubblica di Santo Domingo asserisce che i suoi resti riposano sotto il suo tetto.

Risulta, infatti, che nel 1523 le spoglie di Colombo e del figlio Hernando furono portate nell’isola di Hispaniola (oggi territorio sia della Repubblica Domenica sia di Haiti), rispettando la volontà dell’ammiraglio che lì voleva riposare per sempre.

Ma nel 1793 in occasione della cessione dell’isola caraibica alla Francia le urne furono trasportate a Cuba dove rimasero fino all’indipendenza del Paese nel 1898, quando tornarono in Spagna e collocate nella Cattedrale di Siviglia.

Tutto a posto, dunque? No, perché nel 1877 nella Cattedrale di Santo Domingo fu rinvenuta un’urna recante la scritta Cristoforo Colombo e da allora il Paese caraibico sostiene che quello è la vera tomba del navigatore.

Dal 2003, dunque, l’Università di Granada conserva questi resti il cui DNA vuole confrontare con quelli posseduti dal Paese caraibico e con i discendenti del navigatore per stabilire una volta per tutte sia l’ origine sia la fine del navigatore dei 2 mondi.

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