Madagascar. Fame e sete a causa del riscaldamento globale
Il Madagascar è il primo Paese al mondo ad affrontare il disagio della fame e della sete a causa del riscaldamento globale.
Nel 2021, nel sud del Paese il 60% delle colture agricole risulta distrutto, facendo salire alle stelle i prezzi dei generi alimentari. La crisi alimentare e idrica che attanaglia il Madagascar da 2 anni è dovuta alla scarsità delle piogge e alla moltiplicazione delle tempeste di sabbia: entrambi i fattori rovinano i raccolti e rendono sterili enormi tratti di terra prima coltivabile. Tra i bambini quelli che riescono a bere e mangiare sono soltanto quelli che vanno a scuola: un porridge di mais e riso distribuito dalle associazioni umanitarie.
“A Betsimeda, villaggio della regione di Androy, paese di rovi all’estremo sud del Madagascar, nessuno ricorda quando c’è stato l’ultimo acquazzone – ha scritto il giornalista francese Gaëlle Legenne lo scorso 24 ottobre -. Un anno ? Sei mesi, forse? Era a maggio? In dicembre ? Tutti esitano (a rispondere, ndr) […] . Mentre la parola Kéré, che in dialetto antandroy – etnia che popola la regione – indica la sensazione della fame è diventata un grido, la sintesi del male che colpisce l’isola rossa”.
“Sono oltre un milione i malgasci che hanno bisogno di cibo, soprattutto a sud, nell’Androy, una delle 22 regioni del Madagascar e, in generale, in una vasta area che si estende per 110.000 chilometri quadrati” descriveva la situazione del Paese il Programma Alimentare Mondiale (World Food Programme, l’estate appena trascorsa.
Cuoio bollito per sfamarsi. Acqua stagnante per dissetarsi
“Ad Ambovombe, la città principale della regione di Androy, la più povera, centinaia di persone stanno sopravvivendo senza aiuto da mesi. Mendicano e mangiano avanzi di cibo dal mercato, persino ritagli di pelle dati loro dai fabbricanti di sandali” scriveva Cristiano Tassinari su euro news.com nel luglio scorso raccogliendo il racconto della giovane donna Florine: “Bollito con un po’ di sale per ammorbidirlo o grigliato, il cuoio “ci lacera lo stomaco, ma è sempre meglio di niente”.
Poi c’è il problema dell’acqua: quella nelle cisterne, rimasuglio dell’ultimo acquazzone ormai ristagna e non sarebbe buona per il consumo neanche bollita: causa problemi gastrointestinali ma non c’e nient’altro e anche in questo caso “è sempre meglio di niente”.
Nuovo allarme ad ottobre
I bambini più fortunati, dicevamo, possono usufruire del programma per le mense scolastiche, come parte di un vasto piano di lotta contro l’abbandono scolastico: la fame che impedisce di studiare ne è uno dei motivi principali.
Da gennaio 2021 ne hanno beneficiato più di 8mila minori del Sud, grazie all’Associazione Fitia, presieduta da Mialy Rajoelina. Ma nonostante ci sia in gioco la sopravvivenza, segnala ancora Gaëlle Legenne, non tutti i genitori mandano i figli a scuola regolarmente.
E ora, in questo ottobre 2021 per l’IPC (Integrated Food Security Phase Classification), che monitora la gravità e le cause dell’insicurezza alimentare del Madagascar dal 2016, lancia unovamente l’allarme: la situazione potrebbe, se possibile, peggiorare.
L’ONU stima che il Paese ha bisogno subito tra gli “80 e 90 milioni di dollari “per fornire aiuti alimentari vitali”. Ossia per limitarsi a fornire la sopravvivenza.