Irlanda del Nord. Pillole abortive cadono dal cielo

Irlanda ragazze chiedono il cambiamento della legge sull'abortoIn Irlanda del Nord, il 21 giugno 2016, solstizio d’estate,  si apre con una grande manifestazione di solidarietà nei confronti delle donne contro le leggi restrittive che impediscono l’aborto legale.

Pillole abortive sono lanciate dal cielo, attraverso l’uso dei droni.

La manifestazione è organizzata dalle maggiori associazioni pro aborto quali: Alliance For Choice, Rosa, Labour Alternative e Women on Waves, i cui portavoce hanno dichiarato che si tratta di un momento molto importante per tutti coloro che si battono per depenalizzare la pratica dell’aborto e, per rimarcare e divulgare, come l’aborto sicuro, che non mette a repentaglio la vita delle donne, sia una realtà e, come tale, deve essere introdotto anche in Irlanda del Nord.

Se quella del 21 giugno è la manifestazione più importante, al punto da superare i confini nazionali per approdare ai giornali stranieri, in Irlanda l’attività di protesta pro aborto è costante.

A Derry (Irlanda del Nord) il 23 maggio 2016 Diana  King Colette Devlin, e Kitty O’Kane si sono recate al commissariato della città per autodenunciarsi.  La loro “colpa”?  Aver aiutato delle giovani donne ad abortire. La polizia, dopo averle ascoltate, le ha rilasciate; sarà la magistratura a decidere l’eventuale azione penale nei loro confronti.

Ad attenderle, fuori dal commissariato, c’erano altri attivisti pro-aborto, che hanno rivendicato il diritto all’uguaglianza.

Diana, Colette e Kitty hanno rispettivamente 71, 68 e 69 anni; data la loro età e il fatto che sono in pensione, non dovrebbero rischiare una condanna gravosa, per questo si sono prestate a farsi recapitare al loro indirizzo pillole abortive  per poi consegnarle alle donne che ne avevano bisogno e, quindi, autodenunciarsi (prassi molto diffusa tra le attiviste), al fine di richiamare  l’attenzione dell’opinione pubblica, sulla causa per la quale combattono.

Se  per le nostre tre signore irlandesi la pena per le attenuanti citate, come si pensa e si auspica, sarà lieve, diversa è la situazione di tante giovani donne.

 

L’Uk Abortion Act nel Regno Unito, ma non nell’Irlanda del Nord

Con l’UK Abortion Act del 1967, il Regno Unito (Gran Bretagna e Irlanda del Nord) ha legalizzato  l’interruzione della gravidanza,   riconoscendo  e regolando la libera prestazione di tali pratiche mediche attraverso il Servizio Sanitario Nazionale (NHS). La legge prevede l’aborto fino alla nona settimana dall’inizio della gravidanza,  sia per via chirurgica sia per somministrazione della pillola abortiva, venduta con prescrizione medica.

L’Uk Abortion Act è applicato in Gran Bretagna (Inghilterra, Galles e Scozia) ma non nell’Irlanda del Nord, dove vige una normativa restrittiva che prevede come pena massima l’ergastolo,  sia per la donna sia per il personale medico che l’assiste,

Le irlandesi del nord, possono interrompere la gravidanza solo ed esclusivamente quando la stessa mette a rischio la loro salute, non  se la gravidanza è frutto di uno stupro o incesto o se il feto presenta gravi  malformazioni.

 

IRLANDA RICHIESTA ABORTOChi può va in Gran Bretagna

L’ esclusione dall’Uk Abortion Act, provoca il fenomeno del “turismo abortivo”, che come tale è accessibile (annoso problema) solo alle donne con risorse economiche.Infatti, in quanto cittadine del Regno Unito le donne nord-irlandesi  si recano in Gran Bretagna per abortire, dove non corrono rischi legali incluso una volta rientrate in patria, ma una volta lì, non possono accedere al servizio nazionale britannico, quindi devono rivolgersi a medici privati; sommando le spese di viaggio ed eventuale soggiorno alle spese mediche, affrontano una spesa che si aggira dagli 1.700 ai 3.200 sterline.

Le donne che non dispongono di possibilità economiche, ricorrono alla pillola abortiva, il cui costo non supera i 70 euro circa, acquistata on line e recapitata  a domicilio, correndo il rischio che la polizia locale intercetti la spedizione e, quindi, di essere arrestate.

Per questo le attiviste,  oltre a rivendicare il diritto  alla libertà e sicurezza della donna parlano, di uguaglianza; uguaglianza con le altre cittadine del Regno Unito di cui fanno parte e chiedono che l’UK Abortion Act sia applicato anche all’Irlanda del Nord.

 

Violazione dei diritti Umani. Ma non tutti sono d’accordo

Nel 2015  il Dipartimento per la Giustizia Regionale nord- irlandese ha emanato  una raccomandazione, in cui chiedeva di modificare la legislazione vigente, nel caso in cui un il bambino presentasse una deformazione mortale.

La Commissione dei Diritti Umani, ritenendo la raccomandazione del Dipartimento insufficiente, si è rivolta alla Corte Suprema di Belfast, la quale fine novembre,   ha sentenziato  che nei casi di violenza sessuale o di malformazioni mortali del feto, proibire la possibilità di abortire rappresenta una “interferenza vergognosa nei confronti della libertà della donna”.

L’Alta Corte ha inoltre evidenziato come la legge contro l’aborto abbia più volte messo a repentaglio la salute delle donne; costringendole a recarsi nelle altre località del Regno Unito, accade che le stesse per raggiungere la somma di denaro necessaria, rimandino il viaggio fino a sottoporsi all’operazione medica a gestazione avanzata, con maggiori rischi per la loro salute. Infine riferendosi alla Convenzione dei aabortion donneDiritti Umani, ha definito l’attuale legislazione una violazione dei diritti umani.

Ma l”11 febbraio 2016 l’Assemblea legislativa di Stormont (Belfast), per l’ennesima volta, ha respinto la proposta di legalizzare l’arborto nei casi di malformazioni fetali, incesto o stupro.

Secondo un sondaggio condotto da Amnesty International  il 70%  circa della popolazione è favorevole all’interruzione di gravidanza in casi di stupro e incesto, il 60% se per malformazioni mortali del feto,  ma solo 1 persona su 4 vuole l’estensione dell’ Uk Abortion Act all’Irlanda del Nord.

 

 

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