Rose solidali per San Valentino

RoseSan Valentino, la festa degli innamorati di ogni latitudine e genere possiede un proprio simbolo floreale: la rosa, fresca e aulentissima come invocava il poeta siciliano Cielo D’Alcamo.

Questo fiore cantato e decantato, da anni viene importato da zone equatoriali come Kenya ed Ecuador, ma non sempre in condizioni equo solidali. Proprio a favore della sostenibilità della coltivazione delle rose nel paese africano, terzo esportatore al mondo dell’industria floreale, il marchio internazionale Fairtrade lancia la campagna dell’acquisto di rose “sostenibili” nel giorno di San Valentino.

Leggiamo nel sito Fairtrade che la maggior parte delle rose vendute in Italia provengono dal Kenya dove le implicazioni ambientali e sociali, le condizioni di lavoro sono tra le più dure e l’utilizzo di pesticidi e di diserbanti produce gravi danni all’ambiente e alla salute dei lavoratori.

Il Kenya è considerato il giardino di Europa, il clima equatoriale è ideale per la crescita delle rose e nonostante gli alti costi di trasporto, è comunque conveniente l’importazione.

Tuttavia, la convenienza spesso è da rintracciarsi nel basso costo della mano d’opera che si aggira tra i 30 e i 40 euro al mese, con un sovraccarico di ore di lavoro, in particolare nell’avvicinarsi di feste “canoniche” proprio come San Valentino o la Festa della Mamma. Molti lavoratori non hanno contratti stabili e sono sottoposti ad agenti chimici altamente inquinanti.

lake navaisha and rosesA metà degli anni ’90 per contrastare lo sfruttamento lavorativo, organizzazioni di diritti umani, sindacati, commercianti e produttori di fiori diedero vita “Flower Label Programme” al fine di migliorare le condizioni ambientali e sociali nella produzione mondiale dei fiori, adottando uno strumento della certificazione che garantisse criteri standard di qualità lavorativa: assenza di lavoro infantile, salario dignitoso, libertà di organizzarsi in sindacati, assicurazione sanitaria, abbandono dell’utilizzo di pesticidi tossici.

Il Kenya è il terzo paese più importante, come esportatore di fiori recisi nel mondo; il 35% delle vendite è in Europa (come apprendiamo da un reportage della CNN). Dall’aeroporto di Nairobi, vi è un servizio apposito per il trasporto dei fiori. Si stima che 500.000 kenyota dipendono dall’industria della floricultura.

Nel suo blog, Corbin Maxey, un giovane 26enne esperto di flora e fauna dichiara di come i fiori stiano uccidendo il lago kenyota Naivasha: ” La rosa è l’icona globale dell’amore, della bellezza e della tranquillità, tuttavia per chi vive nei pressi di Naivasha o chi dipende dal lago per la propria sopravvivenza, questa descrizione non ha alcun significato. Pratiche non sostenibili di coltivazione, inquinamento, alterazione della fauna e della flora, e l’ aumento demografico, sono tutti elementi negativi da attribuire all’industria dei fiori”.

Le rose Fairtrade invece sono coltivate in Kenya nel rispetto dele condizioni di lavoro e dell’ambiente in nome della sostenibilità umana e ambientale.

Fairtrade è il marchio internazionale di certificazione etica più riconosciuto al mondo. Il suo obiettivo è quello di supportare i produttori più svantaggiati dei paesi in via di sviluppo, rendendoli capaci di entrare nel sistema commerciale in condizioni di trasparenza e correttezza e migliorando così i loro standard di vita.

Il processo di lavoro si svolge nel rispetto dell’ambiente, mantenendo la biodiversità e promuovendo le pratiche di agricoltura sostenibile.

Una rosa per San Valentino in nome della solidarietà e del commercio equo-solidale. Un gesto simbolico che possa far riflettere su come la bellezza possa essere oscurata da pratiche malsane e nocive per l’uomo e per la natura.

 

Per maggiori informazioni

Fairtrade

Corbin Maxey

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