To be live: la musica cambia musica
Ogni forma d’arte vive di comunicazione. Un messaggio parte e arriva. Anche nella musica vale questa regola: ci sono sempre un mittente e un destinatario. Ma a volte sono troppo distanti tra loro.
I locali, le band e i “fan”, osservano il mondo della musica live da prospettive diverse. C’è chi propone e chi sceglie, chi ascolta e chi suona. Ma proviamo a immaginare un mondo dove ognuno riesce a vedere dalla prospettiva dell’altro, forse ne gioverebbe la qualità, si svolgerebbero selezioni naturali e spontanee, la musica respirerebbe un’aria nuova e condivisa.
Nasce To be Live
To be Live nasce con l’idea di avvicinare le prospettive, mettendole insieme in un’unica piattaforma, dove ognuno può esprimere la sua opinione e scegliere “il meglio” in base al giudizio di tutti.
Unire locali, artisti e fan nello stesso ambiente, aprire canali di comunicazione diretti tra le parti, esprimere un giudizio in base alla propria esperienza (voto), scegliere il luogo (classifiche, descrizione e geolocalizzazione locali) e la musica più adatti alle proprie esigenze (classifiche e descrizione artisti).
Nell’Ottobre 2014 prende vita il progetto To be Live che mette insieme tutte queste prerogative e si lancia in una scommessa (che si legge “sfida” o “impresa”) tanto complicata quanto ambiziosa. Un team di giovani che “a costo zero” si sono messi al lavoro sposando un progetto autofinanziato, puntando sulla sua originalità e sulla sua nobile finalità.
Con l’uscita della App To be Live ha fatto da poco più di un anno un grande salto di qualità, ma la strada è ancora molto lunga, ci sono in cantiere molti sviluppi delle sue funzionalità.
La “sfida” è partita a Roma, ma l’obiettivo è allargare gli orizzonti in tutta Italia, un servizio totalmente gratuito, un contenitore in continua evoluzione che ha bisogno di contenuti (voi) e di partecipazione.
Dopo vent’anni da Amazon (che, strano ma vero, i primi anni faticò moltissimo a prendere piede e presentò conti in rosso per molto tempo) questa di To be Live può essere un’altra “piccola rivoluzione. L’obiettivo è chiaro: condivisione libera a favore della qualità.
«Il mondo della musica dal vivo è da sempre un territorio insidioso sia per chi la musica la fa, sia per chi l’ascolta. Proprio per questo c’è bisogno di un criterio di valutazione, di un regolatore del merito e della professionalità. Attraverso la comunicazione e la partecipazione si può raggiungere un nuovo equilibrio nel contesto “live” artistico e culturale, basta crederci, basta starci dentro e vivere la musica, da qualunque prospettiva si abbia».