Tlapitzalli. Le espressività sonore dell’antico Messico
La maggior parte dei suoni degli strumenti antichi sono ancora sconosciuti. Soltanto in Messico, grazie alla studiosa e restauratrice Frida Montes de Oca Fiol, è stato compiuta una rigorosa e attenta indagine sui locali strumenti, dalla preistoria all’avvio della colonizzazione spagnola delle Americhe del XIV secolo.
La studiosa e il team dell’Inah (Instituto Nacional de Antropología e Historia), due anni fa hanno fatto la sorprendente scoperta del duplice uso dei molti reperti archeologici conservati nei musei; come le statuine in realtà anche fischietti, ocarine, sonagli; pentole per tamburi; frammenti di osso e pietre per flauti.
Se non emettevano più il loro suono la colpa era del restauro errato. Da qui l’idea di costituire un team multidisciplinare che studiasse la struttura interna dei referti attenzionati, in modo da restituirgli il loro suono.
Parte del lavoro compiuto da questa squadra di musicologi, restauratori, archeologi, storici, antropologi, etnologi e biolog,i è approdata a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, nella mostra – Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico, dove sono esposte 163 reperti archeologici la cui sonorità ricrea lo spirito delle culture mesoamericane, soprattutto di quella azteca.
Tlapitzalli e il Codice fiorentino
“Il termine nahuatl tlapitzalli, appartenente al gruppo delle lingue uto-azteche, si riferisce agli strumenti a fiato” ha precisato Carlos García de Alba, ambasciatore del Messico in Italia, al Giornale dell’Arte.
La menzione della lingua nahuatl ci rimanda al Codice Fiorentino, ultima redazione della Historia universal de las cosas de Nueva España, scritta dal francescano e missionario spagnolo presso il popolo azteco (nāhua), Bernardino de Sahagún (1499 – 1590), in versione bilingue spagnolo e nahuatl, indispensabile base enciclopedica sulla tale civiltà anche se l’erudito tralasciò di riportare le melodie.
Così la mostra non si limita alle sonorità dei manufatti provenienti da vari musei messicani dell’Inah ma, grazie al materiale offerto dalla Biblioteca National de Antropologia e Historia, è corredata dall’approfondimento dei diversi significati che il Messico precolombiano attribuiva ai suoni che permeavano i momenti collettivi della sua società ed erano ispirati alla natura e ad ognuno corrispondeva a una chiamata o azione inequivocabile. Ad esempio gli strumenti ad aria, secondo Frida Montes de Oca, riproducevano il fischiare del vento e associati ai tamburi, conformi alla terra, segnavano il ritmo mentre i secondi chiamavano alla guerra.
Eccezionalmente, anche in terrazza
Durante il periodo della mostra sarà possibile visitare la scala panoramica, progettata dall’architetta Gae Aulenti e accedere alla terrazza delle Scuderie affacciata sulla Piazza del Quirinale e dalla quale si può godere di uno dei migliori panorami della città.
Mostra documentaria ed etnografica: Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico. A cura di Frida Montes de Oca Fiol;
dove: Scuderie del Quirinale, Roma,
quando: fino al 15 settembre 2024;
nota: la mostra è visitabile tutti i giorni dalle h. 9:00 alle h. 15:00, ultimo ingresso alle h. 14:00.
Immagine: reperto archeologico della mostra ‘Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico’. By Scuderie del Quirinale – Facebook