Perché i giochi della gioventù non vengono organizzati come un tempo?

 

Ci rendiamo conto di come gli anni siano passati alla velocità della luce, quando ci fermiamo e ricordiamo come la vita di 50 ani fa era assolutamente differente dall’attuale. I legami famigliari erano differenti, i genitori erano i punti di riferimento dei figli, ma anche gli insegnamenti di questi ultimi erano dettati da una certa autorità che frenava talvolta le capacità stesse dei ragazzi; per non parlare delle ragazze alle quali veniva sovente vietato di scegliere, non solo l’indirizzo scolastico, ma anche le passioni sportive.

Ecco così che negli anni ’70 l’istituzione dei Giochi della gioventù costituì una fonte inesauribile alla quale attinse la Fidal (Federazione Italiana di Atletica Leggera) per formare quei campioni che avrebbero poi rappresentato la Nazionale italiana su tutte le piste del mondo.

In quegli anni un campione nasceva in palestra, quando, durante le lezioni di ginnastica l’insegnante notava una maggiore predisposizione di qualche alunno verso una disciplina specifica e cominciava ad indirizzarlo a qualche gara nell’ambito scolastico.

Atleta per inclinazione, formatrice per spirito

A causa di un non perfetto posizionamento di un tappeto e di una conseguente rovinosa caduta sulla schiena, una giovane atleta aveva dovuto rinunciare al sogno di diventare una professionista del salto in lungo. La sua intensa passione sportiva tuttavia non l’abbandonò e continuò ad animare il suo spirito. Fu così che le fu offerta l’opportunità di invogliare i ragazzi delle scuole medie a partecipare ai Giochi della Gioventù del suo comune.

Un compito più difficile del previsto perché voleva dire convincere i ragazzi e le ragazze a rinunciare a qualche ora di studio, per dedicarsi agli esercizi e allenamenti, necessari per divenire centometristi o saltatori in alto, in lungo, o lanciatori di peso o altro. Ci voleva molta pazienza, ma la sollecitazione di sfidare i compagni, dapprima delle altre scuole locali, l’essere poi convocati per le finali regionali e, in ultima analisi, se vincitori di queste ultime, recarsi a Roma per le finali nazionali, si rivelò una spinta talmente forte che lo studio per qualche mese fu un poco trascurato.

La dedizione dell’ex atleta e l’impegno di questi ragazzi fu tale che nell’arco di tre anni molti di loro riuscirono ad arrivare allo Stadio dei Marmi di Roma dove si svolgevano le finali. E questa loro predisposizione fu premiata con la convocazione al raduno P.O. (Probabili Olimpici).

Scontrogenerazioni2Padri e figli: rivediamo le regole

I tempi erano diversi d’accordo, ma allora i genitori di quei futuri campioncini non diedero il permesso a che quei ragazzi di lasciare la loro casa per andare in un centro federale che avrebbe sicuramente favorito il loro sviluppo fisico e sociale. E così l’Italia perse probabilmente qualche medaglia olimpica o qualche titolo o record importante. Oggi si commette l’errore opposto, sono i padri che vogliono far diventare un campione il proprio figlio, a scapito proprio dell’apprendimento scolastico, e come trottole portano i loro figlioli su è giù, fin da piccoli, in palestra, a nuoto, a tennis ecc. Quando veniamo a contatto con ragazzi del 2016, e li sentiamo parlare solo di telefonini, di sms, di facebook,. ci tornano in mente i giovanetti di 50 anni fa, che vivevano per sfidare il compagno sui 60 m. che scommettevano di lanciare il peso a 8 m. che fissavano l’asticella del salto in alto convinti di superarla senza abbatterla.

Il fisico dei nostri ragazzi oggi è quasi perfetto, ma le loro capacità intellettuali hanno raggiunto il massimo?. Ben tornino dunque i giochi della gioventù impostati però sulla stessa falsariga di allora quando aprivano altri orizzonti e prospettive per quel domani che invece i nostri giovani sembrano volere facile, facile, a che è ben lontano dal modo di vivere con franchezza, lealtà e imparzialità, lontano dall’immoralità e dall’affarismo comune a molti e che non farà mai diventare uomini i giovani.

Oggi a 50 di distanza, quando gli ex partecipanti dei Giochi della Gioventù evocano la settimana trascorsa a Roma in compagnia di coetanei provenienti da tutta l’Italia è un ricordo incancellabile. Quella medaglia vinta o quella foto scattata conservano un valore inestimabile. Ecco quello che desidereremmo per i nostri figli e nipoti, un autentico romanzo di formazione, vissuto sui campi sportivi con vigore agonistico più che davanti a uno schermo a cristalli liquidi.

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