Mister President, John Fitzgerald Kennedy
Il 29 maggio 2017 John Fitzgerald Kennedy, noto anche come JFK, avrebbe compiuto 100 anni.
35° presidente degli Stati Uniti d’America, passato alla storia per la giovane età in cui si insediò alla Casa Bianca – 43 anni un primato ancora imbattuto – per essere stato il primo Presidente Usa di religione cattolica, per il suo impeto progressista e per la sua tragica fine: ucciso a Dallas il 22 novembre 1963.
Governò soltanto per 1000 giorni. Ma cambiò l’America e lasciò un’eredità politica inestinguibile perché basata sullo sviluppo del welfare e dei diritti civili e aprì la strada statunitense alla conquista dello spazio. John Kennedy seppe parlare e indirizzare la politica verso la lotta contro la povertà e il razzismo verso la comunità afro-americana.
Eletto presidente nell’autunno 1960, come da tradizione, prestò giuramento come presidente il 20 gennaio 1961.
Nell’estate precedente, nel corso della convenzione democratica di Los Angeles (luglio 1960) che gli conferì il mandato per la corsa presidenziale, JFK espresse le sue linee politiche riformatrici poi riassunte nel famoso motto “Nuova Frontiera”. In quell’occasione JFK disse che non solo gli Usa ma il mondo intero stava travalicando una nuova frontiera: quella degli anni ’60 del Novecento. Una frontiera che non assicurava “promesse ma soltanto sfide. Ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli”.
Come nel XIX secolo, i pionieri alla conquista dell’Ovest spostavano continuamente la frontiera portando la civiltà nelle zone ancora selvagge del Far West, così Kennedy riteneva che il suo Paese e il mondo si trovassero di fronte alla necessità di diffondere i valori della democrazia verso la nuova frontiera offerta dalla scienza e dalla tecnologia, verso la condivisione del benessere, dell’uguaglianza, della libertà e della pace. “Siamo al bordo di nuova frontiera” disse JFK “la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni. Al di là di questa frontiera ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio, problemi irrisolti di pace e di guerra, peggioramento dell’ignoranza e dei pregiudizi, nessuna risposta alle domande di povertà ed eccedenze”.
Tradusse queste sue intenzioni in fatti? Senza dimenticare che la sua amministrazione durò soltanto 1000 giorni, secondo gli storici fu un presidente prudente, a volte dimostrò dei limiti, ma al tempo stesso ebbe un grande spirito d’avventura e fu il primo a portare la modernità nella politica.
Getto le basi di quelle che poi furono le conquiste future. Introdusse progetti in contrasto alla povertà e alla disoccupazione, per la ridistribuzione delle ricchezze, per la diffusione del benessere materiale e fisico; leggi a favore dell’espansione dell’istruzione, per le integrazioni delle varie etnie, programmi per l’emancipazione femminile; non risolse ma gettò le basi per risolvere la segregazione degli afro americani.
Disoccupazione, Housing sociale e sanità
Contro la disoccupazione l’amministrazione Kennedy elaborò la legge sulla formazione e sviluppo della manodopera, mise in pratica un programma di 3 anni che prevedeva corsi di riqualificazione per i lavoratori licenziati per l’avvento delle nuove tecnologie. Nel 1961 l’amministrazione Kennedy stanziò fondi per il settore privato per stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro: introdusse degli emendamenti che stimolarono le assunzioni nell’industria e nel commercio e aumentò il salario minino.
Nello stesso anno con l’omnibus Housing Bill introduceva il programma di alloggi teso sia alla costruzione di case a prezzi accessibili al ceto di reddito basso e medio basso, sia a stimolare l’economia rivitalizzando le città.
Nel settore della sanità venne stabilita la legge che per la costruzione di centri d’assistenza per persone con ritardo mentale (Kennedy aveva una sorella con disabilità cognitive), che rinvigorì lo sviluppo dei servizi federali a favore della salute mentale. Venne proposta la legge sull’assistenza sanitaria per gli anziani, l’odierna Medicare, accolta, poi, nel 1965.
La segregazione razziale e i diritti civili
Anche se la Corte suprema degli Usa si era pronunciata già nel 1954 contro la segregazione razziale che vietava ai neri di frequentare le scuole pubbliche, molti istituti continuavano a non accettare studenti non bianchi. Inoltre, la segregazione ai tempi di Kennedy vigeva ancora in molti spazi pubblici come sugli autobus, nei ristoranti, nei cinema.
Fin dalla campagna elettorale del 1960 Kennedy si dichiarò a favore dell’integrazione razziale e dell’estensione dei diritti civili. Per questo volle accanto a sé la moglie, dell’allora in prigione, Martin Luther King. Una volta diventato presidente, però divenne più timido sulla questione. Temendo di suscitare l’irritazione dei bianchi democratici del sud, non favorì le proposte di legge sui diritti civili. Venne, allora, accusato di aver usato la causa dei neri per scopi propagandistici.
Ma c’è un fatto storico che toglie ombre sulla sincerità di Kennedy nel perseguire l’uguaglianza sociale. Nel 1962 il governatore democratico del Mississippi, Ross Barnett, convinto segregazionista, impedì allo studente nero, James Meredith, di accedere all’università e, a tal scopo, promosse manifestazioni violente con scontri che culminarono con 2 incidenti mortali.
John Kennedy, quindi, autorizzò il fratello Robert (insieme nella foto in basso), ministro della Giustizia, a inviare la guardia e l’esercito federale. E James Meredith ottenne l’accesso all’università il 1° ottobre 1962. Primo studente universitario afro-americano della storia; un momento fondamentale per l’evoluzione dei diritti civili negli Usa.
Il giornalista e scrittore Furio Colombo, inviato negli Usa per molto tempo e che al presidente ha dedicato il libro L’America di Kennedy, afferma che lo stesso Martin Luther King non sarebbe riuscito a diventare il leader che è stato, se alla Casa Bianca non avesse avuto un punto di riferimento come John Kennedy e un interlocutore come il fratello Robert Kennedy.
In fatto di diritti JFK non dimenticò l’altra metà del cielo. Nel dicembre del 1961 istituì la Commissione Presidenziale sullo Status delle Donne, presieduta da Eleanor Roosevelt (moglie del presidente Usa emerito). Compito della commissione era di esaminare lo stato dell’arte dell’occupazione femminile. Il rapporto finale della commissione, pubblicato nell’ottobre del 1963, confermava un’effettiva discriminazione nei confronti delle donne nei posti di lavoro. Presentava disposizioni legislative a contrasto del fenomeno e a favorire l’occupazione femminile: come la regolamentazione dei salari e orari; misure per favorire l’istruzione e le pari opportunità.
La conquista dello spazio e il disarmo nucleare
Il 25 maggio del 1961 JFK annunciò il Programma spaziale Apollo, che si prefiggeva di “raggiungere la luna” entro la fine della decade. Come effettivamente avvenne nel 1969, quando l’astronauta americano Neil Armstrong, pose piede sul satellite.
Si fece interprete della sensibilità popolare scossa dalla paura di una guerra nucleare, che tuttavia non scongiurò un intervento rischioso e avventato a Cuba, passato alla storia come “l’episodio della Baia dei Porci”.
Un avvenimento che ruppe gli indugi sia da parte di Kennedy sia del Presidente russo Chruščёv (insieme nella foto a lato), che ripresero le trattative per la limitazione degli armamenti nucleari e il 5 agosto 1963, insieme alla Gran Bretagna, firmarono a Mosca il Partial Test Ban Treaty (Trattato sulla messa al bando parziale dei test), che metteva il veto sui test nucleari in atmosfera.
Il presidente Kennedy venne assassinato il 22 novembre del 1963 nel corso di una visita ufficiale a Dallas (Texas). Fu un momento tragico, uno spartiacque storico per gli americani e per il resto del mondo. Le sue tematiche sociali, scientifiche ed educative, quelle che abbanews ha scelto appositamente di ricordare perché, ad oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa, ricorrono nelle agende politico-sociali a livello internazionale dei singoli stati, ma senza approdare all’ approccio effettivo, rimanendo a livello teorico e intenzionale. La Nuova Frontiera di JFK era l’occhio lungimirante della Nuova Frontiera del XXI secolo: i problemi che ci affannano e che rendono difficile il nostro presente e pieno d’incognite il futuro delle prossime generazioni, soltanto perché nessuno ha voluto e, sembra, voler governare.
A distanza di oltre 50 anni, non è stata fatta chiarezza sulla causa dell’assassinio.