L’Africa alla Biennale di Venezia, laboratorio del futuro

È dedicata all’Africa alla sua realtà “esclusa” o, meglio, momentaneamente esclusa, la prossima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che, infatti, porta il titolo The Laboratory of the Future.

La curatrice è l’anglo – ghanese Lesley Lokko che alla presentazione di questa 18° edizione chiarisce che oltre all’Africa “gli occhi sono puntati anche sulla sua diaspora” quindi a quella cultura “fluida e intrecciata di persone che oggi abbraccia il mondo”.

“Che cosa vogliamo dire? In che modo ciò che diremo cambierà qualcosa? E, aspetto forse più importante di tutti, quello che diremo noi come influenzerà e coinvolgerà ciò che dicono gli ‘altri’, rendendo la mostra non tanto una storia unica, ma un insieme di racconti in grado di riflettere l’affascinante, splendido caleidoscopio di idee, contesti, aspirazioni e significati che ogni voce esprime in risposta ai problemi del proprio tempo?”  Per le domande retoriche odierne di Lesly Lokko di oggi, ci saranno le risposte reali alla fine della manifestazione, ma già in nuce sono già nelle parole intorno alle quali si è formata l’esposizione e che sono cambiamento, immaginazione, decolonizzazione e decarbonizzazione.

Parole chiave sviluppate dagli 89 partecipanti – di cui oltre la metà africani o provenienti dalla diaspora africana, oltre ai 3 collettivi italiani, suddivisi nelle 6 parti in cui si articola la mostra tra i Giardini della Biennale, l’Arsenale e a Forte Marghera.

E ancora il cambiamento ci sembra  implicito nella ruolo assegnato a Lokko – architetta, docente di architettura, scrittrice e  prima nera a ricoprire tale ruolo – e  in questo spazio veneziano dedicato all’Africa che “a voci finora rimaste silenziose”  dà un volume che va ben oltre “le pareti che le contengono”.

Voci che raccontano criticità storiche, economiche, climatiche e politiche e che “dicono a tutti noi” che in Africa è già successo molto di quanto sta accadendo “nel resto del mondo”, sottolinea Roberto Cicutto, presidente della Biennale. Quindi la Biennale, più che mai, vuole essere un’occasione per confrontarci e per “capire dove si è sbagliato” e correggerci.

Un’esposizione formata da giovani: 43 anni è l’età media dei partecipanti che scende a 37 con i Progetti speciali che tratteranno temi quali: cibo, cambiamenti climatici, geografia e genere.

Le partecipazioni nazionali sono 63. Ciascuna con il proprio padiglione: quello italiano è curato dal Collettivo Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Capri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi).

Assente quello russo, come già avvenuto nel 2022 per la mostra d’arte, non per volontà della Biennale che ricorda come “le partecipazioni sono iniziativa autonoma e indipendente dei paesi, richieste direttamente alla Biennale dalle autorità governative competenti dei rispettivi Paesi. L’anno scorso la Russia decise autonomamente di ritirarsi dalla mostra Arte, mentre quest’anno, ad oggni, non ha fatto richiesta di prenderne parte”.

Assente anche l’Ucraina ma conclude Cicutto “siamo pronti a supportare la sua presenza se decidesse di esserci”.

 

Manifestazione: 18ª Biennale di Architettura di Venezia;

dove: ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera;

quando: dal 20 maggio al 26 novembre 2023.

 

Immagine: Venezia, Lesley Lokko e Roberto Cicutto, rispettivamente curatrice e direttore della XVIII edizione della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale. Tratta dal sito ‘labiennale.org

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