Jean Michel Folon. L’etica della poesia
Jean Michel Folon – l’ultimo affichiste- ha dedicato gran parte delle sue arte di illustratore, pittore e sculture ai diritti umani, al rispetto per l’ambiente e alla pace nel mondo.
Nato in Belgio nel 1934, presto a Parigi accanto ai surrealisti e in particolare a Pablo Picasso, già negli anni Sessanta le sue illustrazioni vennero pubblicate da riviste statunitensi di grande prestigio come il Time e l’Esquire, mentre in Italia iniziava la collaborazione con lo scrittore Giorgio Soavi che li portò a realizzare numerosi progetti per l’Olivetti, tra i quali sbucò il suo caratteristico omino blu.
Nel 1970 approdò alla Biennale di Venezia, con esposizioni delle sue opere presso il padiglione belga. Ancora in Italia lo troviamo come autore dei manifesti per il Festival dei due Mondi; a Cannes per il festival cinematografico e per Amnesty International da cui la definizione di ultimo affichiste.
E ancora agli anni Settanta appartiene la realizzazione del soggetto della litografia (esemplare numerato) Ein Baum stirbt – Un albero muore, conservata presso il Museo Cantonale d’Arte di Lugano.
Già famoso per i suoi acquarelli, negli anni Ottanta Folon si dedicò all’allestimento di scenografie e alla scultura in legno che diventerà in pietra e bronzo negli anni Novanta.
Il legame con Firenze
Forte il rapporto tra l’artista belga e l’Italia; e quindi non è stato un caso se dopo aver nel 1999 dipinto il drappo per il palio di Siena, fu Firenze nel 2005, ad accogliere la monografica più grande della sua carriera, intitolata, appunto Folon Firenze (la prima con lo stesso nome era stata allestita nel 1990).
Un legame, quello tra Firenze e Folon, suggellato dal gesto della moglie, la quale, nel 2011, successivamente alla scomparsa dell’artista avvenuta a Montecarlo proprio nel 2005, regalò molte delle opere alla città, site nel Giardino delle rose.
Nelle Sale dei Borgia
Caso ha voluto che proprio durante questi funesti giorni di guerra, 80 fra disegni e acquarelli di Folon siano giunti a Roma per la mostra L’etica della poesia. Tra impegno civile denuncia e speranza (che avrebbe dovuto esserci nel 2020, ma arrivò il lockdown), che ci ricordano, se necessario, l’importanza dell’impegno sociale e l’urgenza di raggiungere la pace.
L’esposizione è allestita presso i Musei Vaticani, negli spazi delle Sale della Torre Borgia, per la prima volta accessibili al pubblico assieme alla Sala della Cicogna, nella Torre di Innocenzo III.
Il catalogo dell’esposizione, curato da Stéphanie Angelroth, Micol Forti e Marilena Pasquali – è coedito da Edizioni Musei Vaticani e Fondazione Folon.