La città dei Medici gioca a calcio…storico
Anche quest’anno si rinnova a Firenze l’appuntamento con la finale del calcio in costume definito così in quanto giocato in abiti d’epoca. La conclusione del torneo di calcio, è prevista per il 24 giugno 2017, conosciuto anche come calcio in livrea in relazione alle vesti sgargianti delle casate nobiliari o ai colori che indossavano gli antichi cavalieri.
Una competizione, dunque, dai tratti fortemente storici che impegnerà il variegato popolo di tifosi, un misto di fans affezionati e semplici curiosi che sabato prossimo sugli spalti patteggeranno per i rossi o per i bianchi. Senza dubbio, il 24 giugno rappresenta una data importantissima per i fiorentini che festeggiano il Santo Padrone, San Giovanni, protettore della città radunandosi in piazza Santa Croce alla volta della statua di Dante per assistere all’attesa disputa.
Si tratta di uno scontro di pallone strutturato come un particolare cocktail atletico che prevede una articolazione di più sport: calcio, wrestling, lotta greco romana e rugby. Un sodalizio d’altri tempi, tutto tassativamente in costume d’epoca. Il costo del biglietto è legato alla postazione: il prezzo sale per un posto all’ombra confortevole mentre si abbassa se si opta per fare gli spettatori sotto i raggi cocenti dell’estate che avanza.
Le origini del calcio storico sono assai lontane; sembra addirittura che sia nipote diretto della sferomachia greca e figlio dell’harpastum romano (strappare a forza) e che la diffusione di tale tipologia di gioco piuttosto violenta sia avvenuta durante il Medioevo in diverse regioni d’Europa (Inghilterra e Normandia).
In Italia la diffusione della competizione risale al sedicesimo secolo. In principio sembra sia stato appannaggio solo degli aristocratici, divenendo in seguito pratica comune anche per i ceti meno abbienti. La propagazione fu tale che addirittura esistono testimonianze di lapidi in alcune piazze e strade della città che mostrano il divieto a giocare e a fare schiamazzi. Probabilmente si improvvisavano campi di pallone un po’ ovunque. Come era facile al tempo edificare stadi! Solo con la dinastia dei Medici si diede l’avvio ad una regolamentazione degli scontri in campi non più improvvisati.
Due partite in particolare vengono menzionate da chi si appresta a spiegare la natura e la particolarità del calcio in livrea. Quella del 1490, giocata sull’Arno completamente ghiacciato; quella del 1530 organizzata a sfregio durante l’assedio alla città da parte dell’imperatore Carlo V. Nonostante il popolo fiorentino fosse provato dalla guerra scelse di giocare in Santa Croce in scherno al nemico.
Questa tradizione fu ripresa nel 1930, da allora nel mese di giugno sono quattro le squadre che si affrontano: gli azzurri di Santa Croce, i bianchi di Santo Spirito, i rossi di Santa Maria Novella, i verdi di San Giovanni, ognuna rappresentante dei quartieri della città. Si disputano due semifinali ed una finale che assegna al vincitore, oltre all’appellativo di Campione della città, una simbolica vitella bianca di razza chianina e un palio dipinto da un fiorentino. La bandiera del quartiere della squadra che riporta la vittoria viene esposta tutto l’anno dinnanzi al Palagio di Parte Guelfa di Firenze.
Le squadre sono formate da 27 giocatori e le regole prevedono l’impiego tanto delle mani quanto dei piedi in nome di unico obiettivo condurre il pallone alla fine del campo avversario. Ogni calciante combatte mostrando una preparazione ed una notevole resistenza atletica grazie ad un allenamento costante e prolungato nel tempo. Si lotta per vincere, si combatte magari anche un po’ per sfogare scaramucce consumate durante l’anno.
Una performance per ricordare una virilità oggi in discussione, un pareggio dei conti.