Gli 800 anni dell’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella

L’11 novembre 1221 a Firenze nasceva l’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella.

In quel giorno di 800 anni fa, 12 frati domenicani, giunti a Firenze da Bologna, ottenevano la concessione di una piccola chiesa fuori dalle mura cittadine chiamata Santa Maria inter vineas,  con altre piccole costruzioni e un terreno coltivato a orto.

I frati fondarono così il Convento di Santa Maria Novella, il primo domenicano di Firenze, iniziando i lavori per l’edificio e la chiesa attuale nel 1279; e prodigandosi nella cura dell’orto con la coltivazione delle erbe officinali, iniziavano quella che diventerà una storia plurisecolare di farmacopeapreparazioni naturali, fragranze e, nel tempo, cosmesi e prodotti per il benessere.

Tra il 1332 e il 1334 l’Officina si ampliava con la costruzione della cappella di San Niccolò, dono del mercante Dardano Acciaioli. Quest’ultimo malato, era stato curato con successo con gli estratti di uva ursina dai domenicani e, una volta guarito, in segno di gratitudine, finanziò la costruzione della cappella, che a tutt’oggi è la sala principale del negozio – museo dell’Officina in via della Scala 16.

Al 1381 risale la prima evidenza della produzione delle acque profumate, nate per alleviare i danni della peste: i frati distillarono l’Acqua di Rose utile, a loro dire, sia per la cura delle persone sia per sanificare gli ambienti.

Le quintessenze erano destinate a vari usi. Riporta il sito ufficiale dell’Officina: “Questi distillati erano conservati in ampolle in vetro o in contenitori di rame, pronti a essere venduti rapidamente ai clienti muniti di brocche per il travaso, un’usanza rimasta viva fino alla fine dell’Ottocento”.

L’Acqua della Regina

La loro fama valicò i confini italici nel XVI secolo. Precisamente quando nel 1533 Caterina de’Medici andò in sposa al futuro re di Francia, Enrico II di Valois e, ricordano i frati, per “le nozze che l’avrebbero incoronata Regina di Francia, Caterina, commissionò un’essenza speciale. Da qui tutto ebbe inizio”.

Caterina de’Medici, infatti, lasciò Firenze con un imponente seguito di paggi, guardie, dame e… “un profumiere”. Si trattava di Renato Bianco – per i francesi René le Florentin – che diffuse Oltralpe l’antica sapienza degli essenzieri fiorentini, con l’Acqua di Santa Maria Novella, detta anche Acqua della Regina, la fragranza creata per le nozze regali.

La prima direzione laica. Nasce Officina Profumo

Dopo pochi anni nel, 1542, fu introdotta la prima direzione laica della farmacia conventuale di Santa Maria Novella. “La farmacia aprì le porte ufficialmente al pubblico e la sua contabilità divenne indipendente dal convento”.

È il primo passo del percorso che condurrà, nel 1612, tutte le attività all’ autonomia dal convento sotto la denominazione di Officina Profumo-Farmaceutica, anche se per ancora 2 secoli e mezzo i direttori continueranno a essere i frati domenicani, alcuni distintosi per conoscenza e sapienza in scienza medica e alchemica come fra’ Angiolo Marchissi, autore della formulazione farmaceutica dell’Acqua Antisterica, nota per la sua azione sedativa e antispasmodica, grazie alla balsamita, menta, cannella di Ceylon che curò pazienti illustri.

O come fra’ Cosimo Uccelli “aromatario e unguentario” che nel XVIII secolo, dopo aver rinnovato gli spazi dell’Antica Spezierie,  con la sua raccolta di ricette cosmetiche e farmaceutiche intitolata Segreti della Fonderia di Sua Altezza Reale (più di 200 prodotti), datata 1744, consolidò definitivamente la fama internazionale dell’Officina avviata due 2 secoli prima da Caterina de’Medici.

Non a caso l’Officina celebra oggi il proprio storico anniversario con Edizione Firenze 1221, ossia la riproposizione della sua fragranza più antica: l’Acqua della Regina.

L’ex-cappella di San Niccolò 

Una nota a parte la merita l’ ex-cappella di San Niccolò, la Grande Sala di Vendita. Restaurata nel 1847 quando Damiano Beni (fra’ Damiano), affidando i lavori all’architetto Romoli, avviò i lavori secondo il progetto immaginato in precedenza da fra’ Tommaso Valori (fra’Tommaso). che gli conferirono l’aspetto che mantiene tuttora.

Fu allora che la volta gotica venne decorata con gli affreschi di Paolino Sarti e la sala fu arredata con i mobili in legno in stile trecentesco; sul lungo bancone furono posti le portalampade in bronzo raffiguranti soggetti femminili, mentre le 2 statue lignee ieri come oggi sono lì a ricordare l’efficacia dei prodotti dell’Officina.

Salviamo l’Officina. Dall’Ottocento agli anni Duemila

L’ Ottocento per l’Officina fu turbolento e ne mise a dura prova l’esistenza. Nella prima decade per gli ordinamenti napoleonici poi per la nascita dello Stato italiano per cui la proprietà del complesso passò al Demanio) è passata definitivamente in mani private presa in affitto dalla famiglia Stefani, discendente di frate Damiano.

Nel periodo napoleonico (1808 – 1810) Tommaso Valori, tornato laico aveva risollevata l’Officina dal declino del periodo napoleonico prendendola in affitto e  riavviandola nel 1815 (gli ordini religiosi furono ricostituiti) quando gli furono riconsegnate le attrezzature.

Fu da esempio per il nipote di frà’ Domenico, Cesare Augusto Stefani che prese in affitto dal Demanio l’antica Farmacia che passò definitivamente alla gestione privata. Passata da padre in figlio per 4 generazioni della famiglia Stefani, nel 1989 subentrò  l’ingegnere meccanico Eugenio Alphandery, direttore e socio nel 1989, poi maggiore azionista.

Dal 2020 l’Officina appartiene al Italmobiliare, società milanese guidata dalla famiglia Pesenti.

Sapendo farsi garante del know-how accumulato e mantenuto nel tempo Officine oggi con i suoi circa 90 dipendenti e 60 negozi monomarca in franchising nel mondo è un esempio di straordinaria longevità imprenditoriale.

 

Immagini: Firenze – 1: Chiostro di Santa Maria Novella; 2 ritratto di Caterina de’ Medici (1518 – 1589), reggente di Francia. Particolare dell’olio su tela  di Jacopo Chimenti, ‘Nozze di Caterina de’ Medici con Enrico II di Francia’, 1600, oggi esposto alla Galleria degli Uffizi; 3) essenze dell’Officina; 4) la volta della Sala vendita – museo dell’Officina con gli affreschi di Paolino Sarti, dopo il restauro del XIX secolo; 5) panoramica della Sala

 

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