Palazzo d’Avalos. Da carcere a museo

Il cinquecentesco Palazzo d’Avalos, ex carcere di Procida, capitale italiana per la cultura 2022, si trasforma in museo per la mostra d’arte contemporanea Sprigionarti.

Nato come edificio signorile della famiglia d’Avalos – che ricevette da Carlo V d’Asburgo Procida come feudo e la governò fino al Settecento – elevato a Palazzo reale dai Borboni di Napoli, che nel 1815 decisero di farne prima una scuola militare e, quindi, il carcere del Regno,  fu chiuso definitivamente nel 1988.

Costruito insieme alle mura su progetto degli architetti Cavagna e Tortelli nel declinare del XVI secolo per volere del Cardinale Innico d’Avalos, il palazzo è stato ampliato nel XVII dai Borbone, quando decisero di farne una casa penale.

Oggi è un complesso monumentale costituito oltre che dal Palazzo, dal cortile, la Caserma delle guardie, dagli edifici delle Celle singole e dei veterani, dalla Medicheria, dalla Casa del Direttore e dal tenimento agricolo Spianata.

Esempio di architettura rinascimentale ma anche testimonianza della storia dell’isola che ha ispirato la mostra in corso.

I curatori, Vincenzo de Bellis e Agostino Riitano (direttore di Procida 2022),  hanno chiesto a un gruppo di artisti di creare opere che dialogassero con la stratificazione storica del luogo: soprattutto con le vestige della casa penale, da cui il titolo Sprigionarti della mostra, che può essere letto anche in funzione della condivisione più ampia possibile delle istituzioni museali, delle opere esposte e dell’arte tutta.

“L’idea alla base del progetto è che un museo nel ventunesimo secolo debba essere rivolto a tutti, capace di offrire un’esperienza personale di crescita culturale, condiviso collettivamente come valore identitario essenziale, aperto alla diversità culturale, fortemente radicato sul territorio e, allo stesso tempo, orientato verso il contesto nazionale e internazionale – ha spiegato Riitano -. Significativo che questo venga fatto poi in quello che precedentemente è stato un carcere: un luogo di reclusione e di isolamento, si   trasformerà così in un luogo di apertura, fisica e mentale, attraverso l’arte contemporanea”.

Sei gli artisti coinvolti: Maria Thereza Alves, Jan Fabre, William Kentridge, Alfredo Pirri, Francesco Arena Andrea Anastasio, con opere esposte nelle 5 celle di detenzione, che mettono in risalto il contrasto – da cui far derivare “nuove risonanze” – tra la dimensione storica della reclusione e dell’isolamento e la vocazione moderna di apertura e condivisione”.

Sotto il matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, la mostra Sprigionarti sarà aperta fino al 31 dicembre 2022.

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