Lo 0,01% degli esseri viventi ha il mondo in mano e cambia l’era geologica

Nonostante le apparenze, noi esseri umani con i nostri 7,6 miliardi rappresentiamo solo lo 0,01% degli essere viventi sulla Terra, eppure siamo i maggiori responsabili della severa perdita della flora e fauna selvatica del pianeta.  In compenso abbonda il bestiame da allevamento.  Le nostre azioni e scelte di vita, stanno, com’è noto, modificato l’eco-sistema.

A rivelarlo è lo studio condotto dal Weizmann Institute of Science di Israele,  pubblicato dalla rivista scientifica Pnas.

Oggi a dominare la biomassa di tutti gli organismi viventi della Terra sono le piante con l’82%, seguito dal 13% dei batteri e infine dal 5% di tutte le altre creature viventi.

Prima di noi vengono i pesci che rappresentano l’1%; sono soltanto il 4% i grandi mammiferi selvatici rimasti, contro il 60% dei bovini e degli ovini allevati e il 36% di noi umani. Tra  i volatili il 30% è selvatico, il 70% è  costituito da pollame di allevamento.

La grande maggioranza delle vita è sulla terra: soltanto 1/8 si svolge nel sottosuolo.

Secondo il pool di ricercatori, guidati da Ron Milo,   abbiamo trasformato gli habitat naturali, soprattutto con l’agricoltura e il disboscamento, per le nostre scelte alimentari.

Una nuova era geologica

Siamo di fronte ad una nuova era geologica, l’antropocene, termine  coniato dal biologo statunitense Eugene Filmore Stoermer negli anni ’80 del Novecento ma  diffuso nel XXI secolo dal chimico per l’atmosfera, l’ olandese Paul Crutzen (nella foto a lato),  per definire,  quale epoca geologica al di là delle considerazioni stratigrafiche, l’impatto delle attività umane sull’atmosfera: ossia  il tempo in cui l’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche – attraverso le quali si esprime ed evolve la vita – è dominato dalle conseguenze dell’agire umano.

L’antropocene, termine che deriva dalla fusione del greco anthropos  (uomo) con Olocene (l’epoca geologica in cui viviamo),  parte dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo ad oggi: il periodo corrispondente all’aumento delle concentrazioni di CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano) nell’atmosfera.

Anche per l’incremento rapido della popolazione  degli ultimi 200 anni, dovuta  all’industrializzazione, ai progressi della medicina, della ricerca e della tecnologia,  gli esseri umani sono i responsabili della riduzione severa delle foreste tropicali e, con esse, della biodiversità, dell’occupazione del 50% del suolo, dello sviluppo degli allevamenti del bestiame (che producono gas serra inquinanti, tra i quali il CO2 e il CH4),  dello sfruttamento delle risorse idriche etc. E se continua l’attuale tasso di crescita, entro il prossimo secolo la popolazione umana raggiungerà gli 11 miliardi di persone.

E pensare che siamo un numero insignificante rispetto a tutti gli organismi viventi del terra. Pochi, ma non buoni…

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