Economia sostenibile. L’impianto a biogas con gli scarti delle olive
Uno dei pochi impianti europei alimentato con materiali di scarto si trova in Italia, precisamente ad Andria e si tratta di un macchinario che va al 100% con la sansa, ossia il residuo della molitura delle olive. In grado di gestire il processo di fermentazione della salsa nel digestore, la sua efficienza è garantita dalle costanti rilevazioni ma anche dagli interventi e soluzioni che migliorano via via l’assimilazione della risulta della produzione dell’olio extravergine d’oliva.
La salsa, dunque, si trasforma in biogas grazie a un impianto di cogenerazione da 500 kWel, mentre il digestato (i sottoprodotti generati dal biogas insieme all’energia), come riferisce adnkronos.com, rientra “nel ciclo vegetale della produzione olivicola contribuendo a migliorarne qualità e quantità”. Trattare e assimilare il digestato è una peculiarità propria dell’impianto, frutto di una tecnologia tutta italiana.
Il sistema, infatti, è stato progettato da Bts Biogas, pioniere nella progettazione, produzione e assistenza d’impianti di biogas con la collaborazione di AB, azienda altrettanto italiana, impegnata nella cogenerazione e valorizzazione delle fonti sostenibili.
“Quando abbiamo iniziato a discutere il progetto, non avevamo esperienze empiriche che ci garantissero la stabilità dei processi biologici e la corretta gestione in impianto della sansa – spiega Franco Lusuriello, amministratore delegato della Bts Biogas – Oggi possiamo finalmente affermare che impianti di questo tipo sono una soluzione efficace e sostenibile per la gestione delle sanse d’oliva e la produzione di energia e combustibili rinnovabili”.
L’impianto è stato costruito per Agrolio azienda di Andria (Puglia), diretta dalla famiglia Agresti che vanta generazioni impegnate nella produzione di olio extravergine di oliva e da tempo in prima linea nell’applicazione della produzione sostenibile basata sull’economia circolare. Come dimostra l’impiego della nuova struttura biogas il quale, affermano i titolari, gli consente di intraprendere “un percorso destinato a durare nel tempo per il miglioramento progressivo della gestione agronomica delle coltivazioni nel rispetto della natura”.
Nel Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2020, elaborato da Enea e Circular economy network (Cen), l’Italia è al primo posto dell’economia circolare battendo la Germania e la Francia.