Robotiscopio in sala operatoria per la ricostruzione e il riattaccamento di un avambraccio

L’evoluzione della chirurgia plastica grazie alla tecnologia ha permesso di ricostruire e riattaccare un avambraccio a un uomo di 79 anni.

È accaduto all’Ospedale del Circolo Macchi di Varese, grazie a un intervento chirurgico di oltre 10 ore, compiuto in 2 fasi da un team di 7 medici che si è valso “di un macchinario innovativo comandato dal chirurgo attraverso i movimenti della testa che muovono il braccio robotico con assoluta precisione”.

Il macchinario, un robotiscopio (un’evoluzione del microscopio operatorio) è provvisto di un casco (indossato dal chirurgo che lo comanda) e da 2 monitor (visori oculari) collocati sulla sua visiera che trasmettono l’immagine tridimensionale direttamente negli occhi del chirurgo, donandogli una visione del campo operatorio ingrandita e nitida.

L’intervento è stato eseguito dall’equipe guidata da Mario Cherubino, direttore della Struttura di Chirurgia della mano e microchirurgia e professore associato di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica all’Università dell’Insubria, che ha riferito sulla ricostruzione dell’arto “completamente staccato poco sotto il gomito” e che presentava la distruzione di “tutti i vasi e le due ossa che collegano gomito a polso ovvero l’ulna e il radio”.

“Per prima cosa si è provveduto a riconnettere i vasi sanguigni per evitare la necrosi della mano – ha spiegato il professore -. Dopo qualche giorno, escluso il pericolo d’infezioni e confermata la vitalità della mano reimpiantata, il gruppo dei microchirurghi specialisti in chirurgia plastica e in ortopedia ha prelevato il perone (osso della gamba non essenziale alla deambulazione), l’ha sezionato e collocato al posto delle due ossa mancanti del braccio. Poi si è proceduto a ricostruire i tessuti muscolari e la pelle con l’utilizzo della cute artificiale”.

Il nuovo macchinario che ha permesso “di gestire in maniera più fluida e veloce l’intervento si chiama RoboticScope, costruito in Austria, è attualmente in prova presso l’ospedale di Varese, dopo che il professor Cherubini aveva assistito al suo funzionamento durante un intervento di neurochirurgia in Olanda.

Il paziente – che si era involontariamente amputato con un colpo di fucile – è già stato dimesso. Operato d’urgenza era stato condotto all’Ospedale di Varese in pronto soccorso.

Di fronte all’acuirsi della pandemia, però, le forze del nosocomio saranno impegnate “a ogni livello” per fronteggiare l’emergenza sanitaria e “probabilmente non saremo in grado di dare risposte tempestive – in ambito traumatologico – com’è stato fino a oggi” ha dichiarato Cherubini a varesenews.it e il robotiscopio emerito esempio della medicina avveniristica che si fa presente dovrà attendere che passino questi tempi d’urgenza straordinaria.

Immagini: Varese – il professor Mario Cherubini e il suo team durante l’intervento eseguito presso ‘Ospedale del Circolo Macchi

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