Tecnofobia: meglio prevenire che curare

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Lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale avanza, pronta a rivoluzionare il mondo del lavoro.

La tecnologia che irrompe nella vita dell’uomo è un fenomeno già accaduto nel passato. Nell’800 con l’introduzione delle macchine nell’industria che permettevano mano d’opera a basso costo ma, rispetto al passato, l’impatto delle nuove tecnologie potrebbe essere molto più rapido.  E cresce il timore, fino a trasformarsi in fobia, delle persone che temono di perdere il proprio lavoro.

Lo rivela lo studio condotto dalla californiana Chapman University e coordinato dal professor Paul Mc Clure, sociologo della Baylor University del Texas.

Paul Mc Clure - Baylor UniversityLa ricerca, basata su 1.541 interviste, rivela che la tecnofobia è tale da provocare stati d’ansia impossibile da controllare per il 95% dei casi, che sfociano in disturbi mentali, mentre il 76% prova la sensazione che qualcosa di terribile sia imminente. La paura verso le nuove tecnologie colpisce maggiormente le persone meno istruite, di colore e le donne.

Il professor Mc Clure (nella foto a lato) conferma che sono a rischio anzitutto le occupazioni di routine, come il magazziniere, il trasportatore, l’operaio, e l’impiegato; meno, al momento,  i lavori che richiedono creatività, quindi, considera la paura delle persone che svolgono determinati lavori più che legittima.  E avverte che la tecno fobia è un fenomeno che potrebbe innescare un severo disagio sociale, di conseguenza, afferma Mc Clure, è fondamentale proseguire con il suo approfondimento nell’ambito della ricerca.

Nel 2015, un gruppo di economisti la società di consulenza Deloitte portarono a termine uno studio sulla relazione tra i lavori l’incremento della tecnologia dal 1871 in Inghilterra e nel Galles. La loro amena conclusione: la tecnologia è stata una grande macchina generatrice di lavori. Nella loro lista accurata di lavori che con il tempo svaniranno, spesso vengono nominati lavori che nessuno vorrebbe fare, come per esempio i lavori pesanti nel campo dell’agricoltura. Uno studio dell’Università di Oxford  rivelò che tra 20 anni il 47% dei lavori attuali saranno automatizzati.

La nostra società va verso l’automazione, come da oltre un secolo, ma è anche vero che nuovi bisogni ed esigenze crescono con i cambiamenti socio-economici e culturali e, inevitabilmente, queste trasformazioni portano e porteranno alla creazione di nuove occupazioni, rivolte ad appagare i nuovi bisogni.

La paura che precede situazioni non ancora polarizzate potrebbe limitare la  nostra capacità di previsione e di rinnovamento.

La ricerca della Chapman University è stata pubblicata sulla rivista Social Science Computer Review.

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