Morire per smog nel Regno Unito
Sempre più spesso le questioni ambientali, con le nefaste conseguenze dell’inquinamento, conducono in tribunale e le sentenze precedono la politica.
L’Alta Corte di Londra ha emesso una sentenza che riconosce il contributo dello smog per il decesso di una bambina di nove anni.
A Ella Kissi Debrah – come si chiamava la piccola che risiedeva a Lewisham, periferia sud di Londra, nel 2013 dopo 27 ricoveri in ospedale nell’arco di 3 anni – le è stato fatale un attacco d’asma acuto aggravato dallo smog (nello specifico, polveri sottili e biossido di azoto, emesse soprattutto dagli autoveicoli).
Con questa sentenza, scrive The Independent, per la prima volta nel Regno Unito, l’esposizione all’inquinamento atmosferico viene rubricata come causa di morte.
La mamma di Ella, Rosamund Kissi Debrah, ha dichiarato di non aver mai ricevuto dai medici gli avvertimenti necessari per alleviare l’asma congenita della figlia. Questo fatto ha portato il medico legale Philip Barlow, dopo aver condotto un’inchiesta, a dichiarare che se la signora Kissi Debrah “avesse ricevuto le dovute informazioni sui rischi per la salute derivanti dall’inquinamento atmosferico e sul suo sfavorevole condizionamento sull’asma, avrebbe preso provvedimenti che avrebbero potuto impedire la morte di Ella”. Dichiarazione avallata dal capo del Consiglio di Lewisham, David Edwards, che ha confermato come “in quel periodo l’inquinamento atmosferico nel quartiere era oltre i livelli di guardia”.
Già nel 2014 era stata condotta un’inchiesta sul caso, seguita dal verdetto che decretava la morte della bambina per insufficienza respiratoria acuta, poi annullato dall’Alta Corte in seguito a nuove prove sui pericoli causati dai livelli d’inquinamento nella zona di residenza della famiglia. Ora la sentenza definitiva stabilisce “che l’inquinamento atmosferico ha giocato un ruolo nella tragica morte della bambina” aggiungendo che lo smog è “una crisi di salute pubblica”.