Brasile. La Corte Suprema riconosce agli autoctoni il diritto alle loro terre

La Corte Suprema del Brasile ha dichiarato incostituzionale il provvedimento Marco temporal, che limitava la possibilità alle popolazioni autoctone del Paese il diritto al possesso completo delle loro terre ancestrali.

Il Marco stabiliva infatti che solo le terre occupate dagli indigeni nel giorno in cui è entrata in vigore la Costituzione federale – 5 ottobre 1988 – potevano considerarsi come loro aree protette.

A soffrirne sono stati tutte le popolazioni indigene ma soprattutto i Xokleng che nel 2009, in nome di questa legge  furono cacciati dalla propria terra  nello Stato di Santa Caterina.  E nel 2013 persero il ricorso, perché il Marco, secondo le autorità dell’epoca, giustificava la sottrazione della terra posto che la popolazione era stata costretta a lasciarla prima del 1988, cacciata dai coloni, soprattutto tedeschi.

Ora con 9 voti favorevoli e 2 contrari, i giudici della Corte Suprema Federale hanno stabilito che il Marco è inapplicabile perché “la Costituzione brasiliana garantisce ai popoli indigeni la tutela delle loro organizzazioni sociali, costumi, lingue, credo e tradizioni, insieme al diritto alla terra che tradizionalmente occupano”.  E “il possesso della terra non può essere separato da questi diritti fondamentali” ha precisato Cármen Lúcia, uno dei giudici della Corte.

Grande vittoria degli indigeni, le cui terre sono in gran parte nella Amazzonia brasiliana, della quale si sentono – e sono – i suoi protettori naturali.

La sentenza della Corte, se applicata, avrà importanti ripercussioni sul piano socio – economico sia per i brasiliani, ponendo fine all’avidità dell’agribusiness che depaupera da tempo la grande foresta fluviale e sia sul piano dell’equilibrio ambientale per il mondo intero.

 

Immagine: una delle tante proteste organizzate nel corso degli anni dalle popolazioni autoctone brasiliani contro il Marco temporal, una demarcazioni del territorio che li privava di molta della loro terra atavica

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