Il clima, la scienza e i bambini che si appellano alla Corte dei diritti per l’infanzia

Il vertice sul clima che l’Onu ha organizzato presso la propria sede di New York dal 21 al 23 settembre scorso, così come i giovani del movimento Fridays for Future, fa riferimento ai Rapporti IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ossia il Gruppo Intergovernativo di scienziati  che studia il cambiamento climatico per le Nazioni Unite e che ha elaborato lo studio Riscaldamento globale a 1,5 (Global Warning 1,5) del 2018 e Cambiamento climatico e territorio (Climate change and land) diffuso nell’agosto 2019, integrato con il terzo reso noto il 25 settembre dal titolo Oceano e criosfera in un clima che cambia (The ocean and cryosphere in a changing climate), nel quale si sofferma sul fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai, riscaldamento e innalzamento del livello degli oceani e aumento significativo degli incendi: tutte conseguenze del riscaldamento climatico globale.

Ghiacciai

Scioglimento dei ghiacciai – “L’aumento della temperatura dell’aria in superficie, che determina straripamenti e rischi locali, è anche il motivo della perdita globale dei ghiacciai, della fusione del permafrost (i territori perennemente ghiacciati) e il declino della copertura della neve e dell’estensione dei ghiacci artici” afferma il rapporto IPCC  The ocean and cryosphere in a changing climate  ,secondo il quale “le regioni del mondo più piccole e con i ghiacciai più piccoli (inclusa, quindi, l’Europa Centrale)  perderà più dell’80% della loro attuale massa di ghiaccio nel 2100. Mentre molti ghiacciai sono destinati a sparire, qualunque sarà la quantità delle emissioni future dei gas serra”, ossia anche se si riuscirà a mantenere l’innalzamento della temperatura globale entro l’1,5°.

Le zone con i ghiacciai più a rischio e le conseguenze – Pur rimarcando che negli ultimi decenni si è registrata un’accelerazione della perdita di ghiacciai in Groenlandia e in Antartide, quelli più a rischio si trovano nel “Caucaso, Asia settentrionale, Scandinavia, Ande tropicali, Messico, Africa orientale e Indonesia” secondo il Rapporto che aggiunge: “In molte aree di alta montagna il ritiro dei ghiacciai e la fusione del permafrost sono destinati a diminuire ulteriormente la stabilità dei pendii e dell’estensione dei laghi glaciali”. Uno stato di fatto che “porterà a frane e valanghe anche in nuove aree o in stagioni differenti. E di questi fenomeni ne risentiranno  il turismo di alta montagna, le attività ricreative e i valori culturali”. La grandezza dello scioglimento dell’estensione dei ghiacci (criosfera) “aumenterà nella seconda metà del 21° secolo”.

Incendi

Anche l’accelerazione della frequenza degli incendi è da attribuire ai cambiamenti della criosfera sulla terraferma, perché compromettono “le risorse idriche e i loro usi come l’idroelettrico e l’agricoltura” e ciò accadrà soprattutto “nella tundra e nelle regioni boreali, così come in alcune regioni montane”.

Oceani

Le acque si riscaldano e il loro livello sale  Sempre nel 21° secolo il riscaldamento globale determinerà un innalzamento della temperatura degli oceani, i quali, secondo lo studio “si riscaldano senza interruzione dal 1970 e hanno assorbito più del 90% del calore in eccesso del sistema climatico. Dal 1993 il tasso del riscaldamento è più che raddoppiato”.   Il livello dei mari si è alzato e a causa per lo scioglimento dei ghiacciai:  un fenomeno che si accentuerà nel prossimo secolo.

Acidificazione – Inevitabilmente aumenta anche il processo di acidificazione delle acque.  Parte della Co2 presente nell’atmosfera finisce nei mari e negli oceani: l’anidride carbonica a contatto con l’acqua, per reazione chimica, forma acido carbonico (l’acidificazione, appunto) che abbassa il PH marino. Un fenomeno che compromette il carbonato di calcio che forma le conchiglie, i molluschi, che provoca lo sbiancamento dei coralli e mette in pericolo tutta la fauna marina, posto che anche per le specie che riescono a sopravvivere, ne modifica la struttura esterna e ne cambia i  comportamenti.

Suolo

Nella pubblicazione dell’agosto scorso Cambiamento climatico e territorio (Climate change and land), gli scienziati si erano soffermati sulle reazioni del suolo, quindi sull’agricoltura e sulle foreste, che risentono severamente dei fenomeni del riscaldamento globale.

I fenomeni e le conseguenze sulle popolazioni – Siccità, inondazioni e ancora la frequenza degli incendi, diminuzione del numero delle precipitazioni ma aumento della loro intensità, salinazione della terra per l’innalzamento del livello dei mari: fenomeni che alterano i cicli produttivi dell’agricoltura, provocano l’erosione del suolo e l’aumento della desertificazione.   Un suolo degradato spinge i contadini e le persone che vivono vicino ai delta dei fiumi e lungo le coste, specie nelle regioni più povere della Terra (soprattutto in Africa, Medio Oriente, Asia e America Latina) alle migrazioni, sia all’interno dei Paesi sia oltre i loro confini. I migranti economici, secondo lo studio, saranno sempre di più migranti climatici, provocando conflitti per l’uso della terra e nei Paesi di destinazione per motivi sociali, culturali e politici, come già accade in Europa.

Il numero delle persone a rischio – Già l’innalzamento della temperatura media globale di 1,5° rispetto ai livelli pre-industriali, secondo gli scienziati è “alta” e colpirà 178 milioni di persone, ma se raggiungerà o supererà i 2 gradi (l’obiettivo minimo dell’Accordo di Parigi), allora il numero delle vittime crescerà a 220, fino a raggiungere i 277 milioni nello scenario più catastrofico dell’innalzamento oltre i 3°.

E i minori invocano la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia

 La denuncia  – Il 23 settembre 2019, nel corso del vertice dell’Onu, 16 bambini e adolescenti firmatari – tra i quali Greta Thunberg – provenienti da 12 Paesi in tutto il mondo hanno presentato una storica denuncia ufficiale al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, per protestare contro la mancanza di azione da parte dei governi di fronte alla crisi climatica.

I minori firmatari, di età compresa tra gli 8 e 17 anni, sostengono che il fatto che gli Stati membri non affrontino la crisi climatica costituisce una violazione dei diritti dei minori. Per questo motivo, hanno esortano l’organismo indipendente a ordinare agli Stati membri di adottare misure per proteggere i bambini dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.

“Il cambiamento deve avvenire ora se vogliamo evitare le conseguenze peggiori. La crisi climatica non è solo meteorologia. Significa  mancanza di cibo e acqua, luoghi dove non si può vivere. È spaventoso” ha detto Greta Thunberg.

E nasce il movimento #ChildrenVsClimateCrisis ,Bambini contro la crisi climatica.

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