Rendiamo omaggio ai giornalisti che pagano di persona

“Il 3 maggio si celebra la giornata mondiale della libertà di Stampa. Rendo omaggio ai giornalisti che pagano di persona per servire questo diritto. L’anno scorso 47 sono stati uccisi e più di 350 incarcerati.  Un grazie speciale a quanti di loro con coraggio ci informano sulle piaghe dell’umanità”. Così papa Francesco parlando in piazza San Pietro al Regina Coeli, domenica 1 maggio 2022.  Ricordare e celebrare la libertà di stampa in questo periodo che oltre alla pandemia vede l’Europa sconvolta dalla guerra in Ucraina è ancora più importante.

In Ucraina

Ricordiamo anzitutto, il giornalista e fotoreporter italiano Andrea Rocchelli ucciso a Sloviansk, il 24 maggio del 2014, mentre documentava insieme con il suo interprete, e attivista per i diritti umani, Andrei Mironov, i danni sulla popolazione civile della guerra in Donbass.

marzo 

A fine marzo si contavano 6 giornalisti morti dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina (24 febbraio 2022) e i 35 feriti.

I dati dell’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina (NUJU) ripresi dall’AGI riportano il seguente elenco di caduti in guerra:

Viktor Dedov,  morto l’11 marzo a Mariupol

Yevheniy Sakun, cameraman ucraino di LIVE TV ucciso il 1 marzo durante un attacco missilistico alla torre della TV a Kiev;

Brent Renaud, giornalista statunitense ucciso da colpi di arma da fuoco a Irpin, il 13 marzo;

Pierre Zakrzewski, operatore della telecamera di Fox News, e la giornalista ucraina Oleksandra “Sasha” Kuvshynova, uccisi il 14 marzo a Horenka.

Oksana Baulina,  video giornalista del sito indipendente The Insider, uccisa da un bombardamento il 23 marzo mentre filmava la distruzione provocata dal lancio di razzi su un centro commerciale nel distretto di Podolsky.

aprile

Ma il presidente dell’Ucraina, Volodymyr  Zelensky in un video di fine aprile, oltre a rendere noto che “il 28 aprile è rimasta uccisa da un missile che ha colpito un edificio residenziale a Kiev la giornalista di Radio Liberty, Vera Hyrych” ha dichiarato che dall’inizio del conflitto sono 23 i cronisti vittime del conflitto.

La Federazione europea dei giornalisti (EFJ) ha chiesto più volte alla Russia di fermare i bombardamenti di obiettivi civili in Ucraina.

In Italia in occasione della Giornata per libertà di stampa a Roma, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Amnesty International Italia e Associazione Articolo 21, alle h. 11:00  promuovono il sit-in rivolto all’Ambasciata della Federazione  Russa contro il bavaglio imposto ai media indipendenti russi e bielorussi  esacerbato con l’apposita legge proclamata subito dopo l’invasione che impedisce la libertà di espressione (proibito, ad esempio, usare la parola ‘guerra’. L’invasione in Ucraina è “un’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”) con pene  fino a 15 anni di reclusione.

Davanti alla bandiera giallo e blu dell’Ucraina e al vessillo arcobaleno della pace, saranno letti durante un breve flash mob i nomi dei giornalisti uccisi durante la guerra in corso in Ucraina ed esposti dai presenti su fogli A3” hanno spiegato gli organizzatori.

Manifestazioni simili si svolgeranno anche a Trento e a Milano.

In Italia

Cattive notizie riguardano la stampa italiana che nelle classifiche mondiali continua a scendere. Secondo la World Press Freedom Index 2021, pubblicata nel settembre scorso, occupiamo il 41° posto dopo il Burkina Faso (Africa) ma sopra all’altrettanto preoccupante posizione statunitense, 44° della classifica.

In quanto a libertà di stampa l’Italia è tra i peggiori Paesi dell’Unione: sopra di noi troviamo il Belgio (11°), la Germania (13°), l’Estonia (15°), il Lussemburgo (20°), Cipro (26°), la Spagna (29°), il Regno Unito (33°), la Francia (34°) e la Repubblica Ceca (40°).

I primi dieci

Siamo parte dell’Unione Europea, siamo tra i paesi fondatori dell’Unione depositaria dei diritti, eppure molto distanti da Norvegia, Finlandia e Svezia che occupano rispettivamente i primi 3 posti della classifica mondiale perché godono di una totale libertà di stampa e i giornalisti vi lavorano in totale sicurezza. Segue la Danimarca, al 5° il Costa Rica, 6° Olanda, 7° Giamaica, 8° Nuova Zelanda, 9° Portogallo, 10° Svizzera.

Gli ultimi

Al 171° posto troviamo Cuba, mentre il Laos occupa la 172° posizione. Subito dopo troviamo la Siria e poi l’Iran, mentre al 175° posto spicca il Vietnam. Tra gli ultimi 5 posti spicca il Djiobuti (176°), seguito dalla Cina (177°), mentre agli ultimi 3 posti troviamo rispettivamente il Turkmenistan, la Corea del Nord e l’Eritrea.

 

 

 

 

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