Francia. Il diritto costituzionale di abortire
Il 4 marzo 2024 in Francia abortire è diventato un diritto sancito dalla Costituzione.
La maggioranza del Senato francese, infatti, a fine febbraio aveva acconsentito l’iscrizione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella Costituzione, senza modificare il testo già approvato a fine gennaio dall’ Assemblée Nationale,
Pertanto il provvedimento non è stato sottoposto a nessun ulteriore esame, prima dell’incontra delle Camere, riunite in Congresso per il “voto finale” 4 marzo, come aveva annunciato il presidente Emmanuel Macron, grande sostenitore del provvedimento.
Secondo l’ordinamento francese, infatti, affinché una revisione costituzionale vada dritta all’obiettivo è fondamentale che il Senato approvi il testo negli stessi termini presentati dall’ Assemblée, come è avvenuto in questo caso, nonostante le reticenze espresse da vari senatori.
Cosa prevede la ratifica e come ottenerla
Il testo propone che all’articolo 34 della Costituzione sia aggiunta la formula “la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza”.
Per la ratifica definitiva, il Congresso ha dovuto esprimere almeno 3/5 dei voti a favore del testo.
Gabriel Attal, neo primo ministro, in un recente dibattito in Parlamento aveva ricordato l’audacia e il coraggio di Simone Veil (1927 – 2017, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, ministra della Salute e prima presidente del Parlamento europeo) che avevano portato alla depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza in Francia nel 1974.
“Continua la lotta per la libertà delle donne di disporre del proprio corpo” diceva Attal assicurando la determinazione totale dell’esecutivo sull’argomento.
E così la Francia è diventata il primo Stato al mondo ha inserire il diritto all’aborto nella Costituzione.
Perché è importante
Rendere l’interruzione volontaria di gravidanza un diritto costituzionale significa non andare incontro a una situazione come quella degli Stati Uniti, quando nel 2022 la Corte Suprema ha annullato la sentenza Roe vs. Wade, che aveva garantito il diritto all’aborto dal 1973.
In Italia
In Italia l’aborto è garantito dalla legge 194 dal 1978 entro i primi novanta giorni di gravidanza, oltre è ammesso soltanto nei casi in cui la gravidanza rappresenta un grave pericolo per salute fisica o psichica per la donna.
Ma, riferisce euronews, Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa, nel suo Rapporto sulla salute e i diritti sessuali riproduttivi annovera l’Italia tra i Paesi che maggiormente criminalizzano le donne che si sottopongono all’interruzione volontaria di gravidanza, con l’imposizione di periodi di riflessione ma, soprattutto, con il noto fenomeno dell’obiezione di coscienza dei medici (sempre più esteso) che mette in pericolo la salute e la vita delle donne.
E, infatti, il rapporto ci dice che il nostro Paese è fra quelli in cui negli ultimi anni “è stato tentato di limitarne l’accesso”.