Legge russa anti-Lgbtq+. Censura e autocensura del patrimonio culturale

Sono trascorsi sei anni dal primo divieto delle autorità russe all’allestimento dello spettacolo che il Teatro Bolshoi di Mosca aveva creato per onorare il leggendario ballerino e coreografo russo, Rudolf Nureyev.

In questo 2023 in occasione del 30° anno della scomparsa di colui che, oltre ad essere considerato il più grande ballerino del XX secolo, con le sue innovazioni ha cambiato la storia della danza classica, la situazione si è ripetuta in modo identico: stesso teatro, stesso spettacolo e stessa ragione: la nota omosessualità dell’illustre danzatore.

Lo spettacolo Nureyev, con musiche di Ilya Demutsky, regia e scenografia di Kirill Serebrennikov e coreografia di Yury Posokhov, oggi come allora viene accusato di fare “propaganda gay”.

La stretta – che la Russia ha dato contro i diritti Lgbtq+ già espressa dalla legge del 2013 e inasprita a fine 2022 ha, evidentemente, valore retroattivo e sembra non risparmiare i personaggi storici. Se così dovesse essere chissà fin dove arriverà la censura del suo ricco  patrimonio culturale.

Perché se il primo testo vietava la propaganda tra i minori, il nuovo parla di divieto “di promozione di rapporti sessuali non tradizionali” sui media, internet, film ed altre fonti culturali quindi libri inclusi.

Il direttore generale del Bolshoi, Vladimir Urin, infatti, ha deciso per una mossa preventiva (elegante e contestazione o autocensura o sottomissione?) annunciata nel corso di una conferenza stampa di pochi giorni fa – riportata dall’agenzia di stampa russa Tass.  “L’opera Nureyev è stata rimossa dal repertorio in relazione alla legge recentemente firmata <…> che delinea in modo assolutamente inequivocabile le questioni relative alla propaganda di valori non tradizionali. Quindi è assolutamente naturale che non appena la legge è stata firmata – ha concluso – il teatro abbia deciso di cancellare lo spettacolo dal proprio programma” ha dichiarato il direttore.

Schietto, invece, senza mezzi termini contro le autorità, il regista e lo scenografo dell’opera, Kirill Serebrennikov che nel 2022,  al Festival cinematografico di Cannes dove presentava il proprio film La moglie di Ciajkovskij, non ha esitato a condannare pubblicamente la Russia come responsabile della guerra in Ucraina, assistendo poi alla cancellazione di tutti suoi spettacoli in cartellone, come sta accadendo nel 2023.

 

Immagine: Anni ’70, i danzatori Carla Fracci (1936 – 2021) e Rudolf Nureyev (1938 – 1993)

Condividi:

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.