Poesia e vittime di mafia. Una lunga notte che aspetta l’alba

Il 21 marzo accoglie la primavera, i Persiani celebrano il loro Capodanno ed è mondialmente riconosciuta come la giornata della poesia. In Italia, tuttavia assume un valore simbolico e pregno di tragicità poiché è stata scelta come giornata in ricordo delle vittime di mafie.

Un piccolo nostro contributo è quello di  celebrare la Giornata mondiale della poesia dedicandola alle vittime delle mafie, ricordate oggi,  una per una, nome dopo nome, in 4000 piazze italiane.

Lo facciamo attraverso i versi di una delle vittime stesse, Peppino Impastato, giornalista e poeta italiano, ucciso a Cinisi (Palermo), il 9 maggio 1978, per le sue denuncie e inchieste contro Cosa Nostra. Una lunga notte di cui ancora aspettiamo l’alba.

Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo,
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.

La morte di Peppino Impastato

Felicia BartolottaLa causa della morte di Impastato fu in un primo momento camuffata e venne alla luce solo grazie all’impegno della mamma Felicia Bartolotta e del fratello Giovanni Impastato.  La ricerca della verità è stata lunga e tortuosa, colpita spesso da depistaggi e ambigue dimenticanze .

Solo nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del giudice Rocco Chinnici, emise una sentenza con cui si riconosceva la matrice mafiosa della morte di Impastato, seppur attribuita ad ignoti.

Nel frattempo Rocco Chinnici, l’ideatore e organizzatore del pool antimafia, fu a sua volta assassinato per mano della mafia il 23 luglio 1983. Lo sostituirà nella guida del pool il magistrato Antonino Caponnetto.

Nel 1986 la biografia, La mafia in casa mia di Felicia Bartolotta, mamma di Impastato e il dossier Notissimi ignoti, entrambi pubblicati dal Centro Impastato, indica Gaetano Badalamenti come mandante del delitto.

Nel 1988 il Tribunale di Palermo inviò una comunicazione giudiziaria a Badalamenti, in prigione negli Usa per la condanna della Corte di New York per traffico di droga. Ma nel 1992 lo stesso Tribunale, pur ribadendo la matrice mafiosa della morte di Impastato, decise per l’archiviazione del caso, per l’impossibilità di trovare i colpevoli.

Nel 1994 il Centro Impastato presentò un’istanza di riapertura dell’inchiesta, che si svolse  nel 1996 a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo che indicò in Gaetano Badalamenti e al suo vice Vito Palazzolo, i mandanti.

Finalmente il 2001 la Corte d’assise riconobbe Vito Palazzolo come colpevole della morte di Giuseppe Impastato e condannato a 30 anni di reclusione.  Un anno dopo, l’11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti, riconosciuto colpevole fu condannato all’ergastolo.

La mamma Felicia Bartolotta, nata nel 1916 e scomparsa nel 2004, ha appena avuto il tempo di vedere compiuta l’ incessante attività di fare arrestare i responsabili della morte del figlio e di vedere riconosciuta la verità.

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