Marocco. La rivoluzione delle donne continua e diventano ‘adoul’
Sono 299 le donne che in Marocco hanno superato il primo concorso misto di diritto islamico del Paese e si accingono a essere le prime donne ‘adoul”, ossia notai.
L’ha annunciato il Ministero della Giustizia quando nel luglio 2018 ha pubblicato online i vincitori del concorso pubblico che nel maggio antecedente ha visto partecipare 15mila candidati, per un ruolo esclusivamente riservato agli uomini fino a gennaio 2018, quando un editto reale l’ha esteso alle donne.
La figura professionale in questione, tra le più tradizionali del diritto islamico, è l’equivalente del nostro notaio: redige atti di diritto individuale come matrimonio, divorzio, compravendite ed eredità.
Si tratta di un “evento storico” come ha commentato Mohamed Aujjar, ministro della Giustizia “nel segno della scelta democratica e modernista del regno e soprattutto contro ogni forma di discriminazione di genere”.
Un traguardo, dunque, che parte da lontano, dal processo di modernizzazione avviato dal re Mohammed VI, sul trono del Marocco dal 1999, incentrato sul diritto familiare. Prima riforma, infatti, il Nuovo Codice della Famiglia – la Mudawwana – entrato in vigore nel 2004 che ha visto la condizione della donna compiere un notevole salto in avanti con: l’aumento dell’età minima legale per i matrimoni, passati dai 15 ai 18 anni; l’introduzione della libertà di potersi sposare senza il consenso paterno; la modifica del principio di fedeltà, che “da primo diritto del marito” è passata a essere un principio di “ fedeltà reciproca”. Confermata la poligamia, ma alla donna è stato riconosciuto il diritto di includere nel contratto matrimoniale l’astensione del marito di prendere altri mogli.
Nel 2006 il nuovo Codice della Nazionalità ha sancito anche per la donna marocchina la possibilità di trasmettere la sua nazionalità ai figli.
Infine la riforma della Costituzione del 2011 la quale con l’articolo 19 ha riconosciuto la parità dei diritti e delle libertà civili tra uomini e donne e ha stabilito una quota rosa al Consiglio Superiore della Magistratura.