Come stabilire l’età di un rifugiato minore non accompagnato senza ricorre ai raggi X. Un problema etico
Un nuovo metodo sviluppato in Austria basato sulle immagini ottenute dalla risonanza magnetica, permette di stabilire l’età dei giovani rifugiati non accompagnati e privi di documenti richiedenti asilo, senza sottoporli ai nocivi raggi X o alle altrettanto dannose radiazioni della TAC.
Stabilire l’età di un richiedente asilo è elemento essenziale per concedergli, se minorenne, lo statuto di protezione speciale, da cui l’importanza di questa indagine condotta dal team scientifico guidato da Martin Urschler dell’istituto austriaco Fondo per la Promozione della Scienza (FWF) e pubblicata sull’apposita rivista on line, Scilog.fwf
Secondo il gruppo di ricerca, anche se le radiazioni degli strumenti finora usati espongono i richiedenti asilo a una dose limitata di radiazioni (maggiori sono quella alle quali sono sottoposti i passeggeri di un volo tra l’Europa e l’America), rimane il problema etico di esporre persone sane ai raggi X.
Problema etico che ogni Paese europeo affronta con una soluzione legislativa a sé. La normativa italiana, ad esempio, si rifà a numerosi principi sanciti a livello internazionale ma secondo l’Unhcr.it, posto che “non disciplina alcune garanzie procedurali, in particolare l’approccio multidisciplinare, l’utilizzo di metodi più invasivi previsti solo come extrema ratio, l’impiego di personale qualificato e indipendente, la presenza di un rappresentante legale qualificato e indipendente e l’obbligo di indicare il margine di errore nella perizia di accertamento” presenta una normativa “disorganica”.
Attualmente per tutti i Paesi europei, le prove più diffuse per stabilire l’età di un giovane privo di documenti e non accompagnato sono 3: le radiografie alle dita della mano e dei denti del giudizio o una TAC della clavicola. Quest’ultimo esame è ritenuto più accurato, rispetto alle radiografia della mano e dentali, ma è anche il più dannoso per le emanazioni di radiazioni, essendo queste equivalenti a una dose compresa tra i 4 ei i 20 millisievert (mSV) con un rischio per la formazione del cancro equivalente a 1 caso ogni 2mila, mentre i raggi X generano meno dello 0,1 mSv di radiazioni favorendo la malattia in 1 caso ogni 1 milione di trattamenti.
Il nuovo metodo stabilito dalla squadra austriaca di ricercatori basato sulle immagini ottenute dalla risonanza magnetica garantisce emissioni zero di radiazioni. Per stimare l’età dei giovani è stato sviluppato un algoritmo di autoapprendimento che mette in relazione le immagini della risonanza magnetica con un datebase di oltre 350 individui maschi bianchi tra i 13 e i 23 anni. Secondo gli scienziati austriaci, in questo modo si riduce (ma non si evita) l’errore umano frutto dell’ interpretazione dei risultati, come accade con gli esami radiografici e della TAC: un margine di errore che varia tra i 6 mesi e i 2 anni, a seconda del livello di conoscenza dei responsabili della valutazione delle immagini. Né è possibile, precisa il capo del progetto Urschler, ottenere un metodo privo di margine di errore poiché “lo sviluppo delle ossa e dei denti è soggetto alla variabile biologica e persone della stessa età possono distinguersi per uno sviluppo precoce o tardivo” per cui “secondo il parere molto diffuso nella comunità scientifica, il margine di errore di un anno potrebbe essere il massimo risultato che possiamo raggiungere”.
I risultati della ricerca austriaca presentano 2 vantaggi: il principale, dicevamo, è la zero emissioni di radiazioni, al quale si aggiunge la produzione di esiti “più obiettivi e riproducibili”. Gli svantaggi? Per Urschler sono rappresentati dai “costi elevati di acquisto e manutenzione delle macchine per le risonanze magnetiche e i tempi più lunghi per la scansione delle immagini”.
Ma la ricerca del gruppo dell’istituto del Fondo per la Promozione della Scienza non si ferma qui: prossimo obiettivo è ampliare il database inserendovi i dati relativi alle donne e alle persone delle altre etnie.