Plastica biologica e biodegradabile dai fanghi di depurazione
I fanghi prodotti negli impianti a biogas e dalla fermentazione nelle acque reflue devono essere smaltiti dalle aziende con costi elevati. Ecco, dunque, uno dei motivi che rendono importante il progetto B-PLAS Demo che basandosi sui criteri dell’economia circolare si propone di produrre plastica biologica e biodegradabile, riusando i fanghi di depurazione con il suo primo impianto sperimentale.
Il processo è possibile perché sfrutta il carbonio contenuto nei fanghi reflui che contengono un tipo di poliesteri (plastiche a base biologica note con l’acronimo PHA ossia, poliidrossialcanoati), prodotti dalla fermentazione aerobica dalle stesse fonti di carbonio.
Con l’impianto B-PLAS Demo, il progetto punta ad ottenere questi poliesteri naturali completamente biodegradabili, che si producono anche industrialmente, ma attraverso sistemi molto costosi. Così come è costoso lo smaltimento di questi fanghi prodotti dagli impianti a biogas e in quelli di fermentazione “come sottoprodotto nei trattamenti delle acque reflue”.
Duplice, dunque, l’obiettivo del progetto B – PLAS: potenziare la diffusione della plastica biodegradabile e riusare un rifiuto trasformandolo in materia prima, chiudendo completamente il ciclo produttivo e aprendone un altro, la così detta economia circolare. Con i PHA, infatti, si producono molti oggetti come gli articoli monouso, gli imballaggi e manufatti stampati in 3D.
Ottenere plastica biodegradabile e compostabile o se preferite bioplastica, di alta qualità ma a prezzi competitivi è uno dei grandi traguardi a favore dell’ambiente, soprattutto da quando è arrivata dalla scienza (ricerca della azienda chimica, Novamont) la conferma del valore ecologico del prodotto per la sua capacità di biodegradarsi negli ambienti marini, nel giro di 20-30 giorni, pari, secondo lo studio, ai tempi di disintegrazione dalla carta (il materiale di riferimento usato nella ricerca): nel pieno rispetto, quindi, delle caratteristiche delle sostanza chimiche “prontamente biodegradabili” come previsto dalle linee guida dell’OCSE.
L’impianto sperimentale B – PLAS Demo, leggiamo sul sito unibo.it, sarà realizzato dall’Università di Bologna con la collaborazione di partner europei, come l’ungherese Pannon Pro Innovation, studio di consulenza e innovazione sui temi del cambiamento climatico e ambientale, l’istituto tecnologico spagnolo, AIJU e grazie al finanziamento di EIT Climate-Kic, organizzazione formata da 400 partner pubblici e privati di 25 nazioni per favorire l’innovazione tecnologica mirata alla riduzione dei gas serra.