Biodiversità, per la salute e il benessere degli esseri umani
La nostra alimentazione e la nostra salute dipendono dalla biodiversità del nostro pianeta: ossia dalla coesistenza delle diverse specie animali e vegetali interconnesse.
Tuttavia negli ultimi 100 anni sono scomparse il 90% delle varietà di colture agricole e la metà delle razze del bestiame, mentre le 17 principali zone di pesca del mondo sono sfruttate fino al loro limite sostenibile.
Il Rapporto Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura , pubblicato dalla Fao nel febbraio 2019, avverte che tale scomparsa mette a repentaglio il futuro del cibo, della salute umana e dell’ambiente: anche perché la biodiversità agricola (e alimentare), una volta perduta non si recupera più.
La biodiversità per il cibo e l’agricoltura comprende tutte le piante e gli animali – selvatici e domestici- che ci forniscono il nutrimento e l’infinità di organismi che contribuiscono alla produzione degli alimenti attraverso i servizi eco-sistemici, ossia la biodiversità associata. Un processo naturale al quale partecipano le piante, gli animali, gli impollinatori e i microrganismi terreni e marittimi che mantengono i terreni fertili, eliminano i parassiti, purificano l’acqua e l’aria.
La dieta globale è omologata
Secondo l’Onu, le ultime generazioni hanno accesso a una maggiore varietà di alimenti: l’offerta di cibo in molte parti del mondo si è diversificata, ma la dieta globale, ossia ciò che le persone mangiano effettivamente, si sta omologando: un fenomeno, quest’ultimo, determinato dalla perdita della varietà dei sistemi di produzioni locali e, quindi, degli alimenti locali insieme alla perdita delle conoscenze dei popoli indigeni o delle comunità locali anche nel campo della medicina tradizionale. Un declino della biodiversità agricola che genera malnutrizione, fattore strettamente correlato a gravi patologie quali il diabete e l’obesità.
Il Rapporto della Fao ci dice che “delle circa 6mila specie di piante coltivate per il cibo, meno di 200 contribuiscono in modo sostanziale alla produzione alimentare globale e solo 9 rappresentano il 66% della produzione totale”.
Mentre la produzione mondiale di bestiame “si basa su circa 40 specie animali, con un solo piccolo gruppo che fornisce la stragrande maggioranza di carne, latte e uova. Delle 7.745 razze di bestiame locali (a livello di paese) segnalate, il 26% è a rischio estensione”.
Diminuisce anche il cibo selvatico (piante, pesce e mammiferi): perdita del 24% di quasi 4mila specie.
Le cause
Le cause della perdita della biodiversità risiede nei seguenti fattori, che riportiamo in ordine d’importanza: cambiamento dell’uso e della gestione della terra e dell’acqua, inquinamento, sovra-sfruttamento, cambiamenti climatici, crescita della popolazione e urbanizzazione. Fenomeni che variano secondo la parte di mondo ma con un denominatore comune: l’alterazione e la perdita dell’habitat.
Se diminuisce la varietà di cibo e il meccanismo della biodiversità (le fondamenta del nostro sistema alimentare) è fortemente disturbato, si comprende perché il tema scelto per celebrare la Giornata della Biodiversità (22 maggio) sia l’agricoltura e il suo ruolo per la salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente.
I provvedimenti
La situazione è grave ma il Rapporto Fao non manca di segnalare il crescente interesse per le pratiche e gli approcci compatibili.
L’80% dei 91 Paesi intervistati, ha dichiarato di utilizzare pratiche sostenibili per la biodiversità, ricorrendo all’agricoltura biologica e conservativa, alla gestione integrata dei parassiti, all’agro-forestazione e all’approccio eco-sistematico alla pesca, per il ripristino dell’ecosistema.
Ma non basta. Occorre fare di più per arrestare la perdita delle biodiversità alimentare e agricola.
Quel che occorre per fare di più
Che fare, dunque? Vanno rafforzate le legislazioni locali, migliorare la collaborazione tra i politici, produttori, consumatori, settori privati e organizzazioni della società civile nei settori alimentare, agricolo e ambientale.
Ma al tempo stesso è necessario approfondire lo studio sulle biodiversità: secondo il Rapporto “permangono molte lacune, in particolare per le specie a essa associate. Molte di queste specie non sono mai state identificate e descritte, in particolare gli invertebrati e i microrganismi. Oltre il 99% dei batteri e delle specie protiste – e il loro impatto su cibo e agricoltura – rimangono sconosciuti”.
Vanno esplorate, poi, le possibilità di favorire mercati con prodotti compatibili con la biodiversità.
E, infine, ognuno di noi può contribuire alla difesa del nostro eco-sistema, preferendo i prodotti coltivati in modo sostenibile e, consiglia il Rapporto, “boicottando i cibi considerati insostenibili”. In molti Paesi, conclude la Fao, “i cittadini scienziati svolgono un ruolo importante nel monitoraggio della biodiversità alimentare e agricola”.