Maldive. Ma quale paradiso…
A luglio 2017 arriverà nelle librerie italiane il libro Ma quale paradiso, edizioni Einaudi, scritto da Francesca Borri, giornalista e scrittrice, tra le finaliste dell’European Prize Press 2017 per il suo reportage sulle Maldive, pubblicato in vari Paesi del mondo.
Argomento ampliato nel libro il cui titolo, volutamente, parte dalla contraddizione tra le bellezze naturali dell’arcipelago formato da 1.192 isole coralline e le condizioni di povertà dei suoi abitanti, 350mila persone, la maggior parte concentrati nella capitale Malè, i rimanenti sparsi in altre 198 isole.
Musulmani da sempre (nel 1153 divennero un sultanato), l’articolo 9 della vigente costituzione stabilisce che “un non musulmano non può diventare cittadino delle Maldive”. La laicità non è permessa, chi la esercita incappa nell’accusa di apostasia.
Nel 2016, come denunciato anche da Amnesty International, è stato introdotto il nuovo codice penale cha contempla la pena di morte, reprime la libertà di stampa, impedisce qualsivoglia manifestazione di dissidenza, mentre la magistratura è sempre meno indipendente.
Repubblica Presidenziale, con il colpo di stato del 2012, la famiglia Gayoom è tornata al potere. Dal 2013, infatti, ha assunto il mandato Abdulla Yameen Abdul Gayoom, fratello dell’ex dittatore, Maumoon Abdul Gayoom, presidente della Maldive dal 1978 al 1998. Quest’ultimo ha ideato i Resort per il turismo straniero; oggi sono 111 e portano al Paese un introito di circa 3,5 miliardi di dollari annui.
Ma, riferisce Francesca Borri, è una ricchezza che si ferma “nelle mani” di pochi imprenditori molto vicini al governo. Non arriva ai maldiviani.
Sia il reportage sia l libro Ma quale paradiso hanno goduto della collaborazione di Yameen Rasheed avvocato specializzato nei diritti umani e blogger, trovato dal padre, tra il 22 e 23 aprile 2017, privo di vita sulle scale della sua abitazione, colpito da 16 coltellate.
Il governo ha condannato l’omicidio e la polizia ha aperto un’inchiesta. Ma probabilmente solo un’indagine a livello internazionale potrebbe portare alla verità.
Yameen Rasheed aveva ricevuto numerose minacce tramite sms, che aveva pubblicato sulle sue pagine sociali, ma non aveva paura. A Francesca Borri diceva: “Capita di avere un’opinione propria. Quello strano non sono io”.