Alla ricerca delle terre rare. Contro il volere dei cittadini

Covas Do Barroso è un paese rurale nel nord del Portogallo che si sta trasformando nel centro europeo del contrasto ai cambiamenti climatici ma, al contempo, il principale avversario della transizione energetica voluta dalla Commissione europea.

Questo piccolo centro – unito ad altre zone del Paese lusitano – potrebbe diventare uno dei principali produttori di litio a livello globale, terra rara usata nelle batterie delle auto elettriche e in altre tecnologie green.  Qui è stato individuato un giacimento di 7,100 tonnellate di litio e il Governo, dopo le dovute procedure, ha autorizzato la concessione all’azienda Savannah Resources, con sede a Londra, intenzionata a costruirvi 4 miniere a cielo aperto, dopo aver ricevuto nella primavera 2023 la valutazione favorevole dell’APA, l’agenzia portoghese per l’ambiente

La solidarietà internazionale alla popolazione di Covas Do Barroso

Ma la popolazione non ne vuole sapere. Si rifiuta di vendere i terreni e affinché il suo territorio, patrimonio dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, rimanga integro, protesta contro il progetto minerario dal 2019 con l’ Associação de defesa de Covas do Barroso contra o projeto da Mina do Barroso e nell’agosto scorso la terza edizione del Barroso’s Covas Camp ha visto la partecipazione  di oltre 200 attivisti provenienti oltre che dal Portogallo,  da altri Paesi europei e addirittura dal Cile, e ricevendo la solidarietà degli ambientalisti statunitensi, che hanno dato vita  all’ Americans for the Conservation of Barroso Portugal.

Gli indigeni Sami

Come  in altri Paesi europei la popolazione e gli attivisti locali sono determinati a fermare lo sviluppo minerario, ricorrendo oltre alle proteste e al blocco della vendita dei terreni, alle azioni legali.

Analoga situazione avviene nel nord della Svezia, a Kiruna, dove il progetto minerario coinvolge anche una popolazione autoctona, gli indigeni Sami che lanciano accuse di “colonialismo” e contro il deposito di terre rare nella zona, sempre nell’agosto 2023, è scesa in campo anche la famosa attivista Greta Thunberg.

Ma il portavoce della compagnia mineraria statale LKAB, Anders Lindberg, ha sostenuto che le nuove miniere, accelerando il passaggio all’elettrificazione, ridurrebbero di molto i danni ambientali sui Sami, rispetto ai danni che il loro stile di vita subirebbe con l’accelerazione del cambiamento climatico.

Come si dipana la matassa?

Le parole di Lindberg riflettono la stortura crescente tra gli attivisti ambientali e l’Unione europea, pur perseguendo lo stesso obiettivo.

L’opposizione dei primi potrebbe mettere a repentaglio i piani dell’Unione europea, impegnata al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050 e puntando sul superamento della costosa dipendenza dall’ importazione delle terre rare, dette anche materiali critici.

Entrambi hanno ragione: non possiamo più permetterci di sfruttare l’ambiente come sostengono gli attivisti ambientali: eppure il modello che segue l’UE per sostituire e superare l’utilizzo del petrolio e del carbone e basato sull’impiego delle terre rare, appare l’unico finora possibile, e raggiungere l’indipendenza mineraria di tali materiali critici è strategico per la sostenibilità della sua economia prossima futura.

La matassa appare difficile da dipanare.

I Piani europei per superare la costosa dipendenza da Paesi terzi 

Per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, il Green Deal della Commissione europea considera essenziale la sostituzione dei combustibili fossili (petrolio e carbone) con le energie rinnovabili (solare, eolico e idro) e comporta necessariamente il passaggio dalle tecnologie di trasporto attuali con l’elettrificazione della mobilità.

Per realizzare la sostituzione delle fonti energetiche sono fondamentali le terre rare o materiali critici, per i quali  l’Unione europea, ad oggi, è fortemente dipendente dall’estero e ogni anno deve affrontare una spesa pari a  31 miliardi di euro che crescerà; secondo le previsioni della Commissione entro il 2030 la domanda di litio aumenterà di cinque volte.

Nel 2020 la Commissione ha pubblicato la comunicazione Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità che ha intensificato i progetti per ridurre la dipendenza dall’estero.

Tra le materie rare necessarie soltanto 3, di buona qualità, sono estratte dal territorio europeo mentre ben 17 è necessario acquistarle per l’80% dall’estero. Tra queste c’è il litio, l’indio (per i semiconduttori) e il cobalto (per le turbine a reazione).  Per l’elettrificazione dei trasporti dipende dalla Cina per oltre il 90%.

La mappa dei giacimenti 

L’Unione europea, per la stabilità politica ed economia dei Paesi membri,   punta alla sovranità mineraria; un obiettivo raggiungibile secondo gli studi del Centro di ricerca che ha individuato risorse minerarie non sfruttate nella profondità di 500 – 1000 metri per un valore di circa 100 miliardi di euro- in Paesi come il già citato Portogallo, soprattutto a Covas Do Barroso dove potrebbe nascere la nona miniera di litio al mondo,  la Francia – impegnata in una progetto altrettanto importante, l’Austria, la Repubblica ceca, la Romania, la Svezia, la Finlandia e la Spagna e in dimensioni decisamente ridotte Germania e Italia.

La prossima legge

Nel marzo 2023  il progetto di legge Critical Raw Materials Act relativo alla pianificazione della Commissione sulle terre rare descrive un’Unione che entro il 2030 riescirà ad estrarre almeno il 10%  di litio, cobalto e gli altri materiali critici e la progressiva capacità di raffinarli e riciclarli in relazione all’incremento della concorrenza globale.

Secondo gli esperti i progetti minerari tra gli attuali e quelli pianificati potrebbero fornire tra il 25 al 35% della domanda intera di litio; più difficile raggiugere il 10% per il nichel e il cobalto.

Si prevede che il disegno di legge Critical Raw Materials Act sarà approvato entro il 2023. Allora la corsa alle miniere sarà ufficialmente aperta.

 

Immagine: cittadini di Covas Do Barroso (Portogallo) protestano contro l’apertura delle miniere di lito nel loro territorio – Photo by Facebook –  Unidos em defesa de Covas doBarroso

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