Sicurezza alimentare globale. Le ragioni del controvertice
Obiettivo fame zero è lo slogan dell’incontro a Roma di 3 giorni (26-28 luglio 2021) preludio del summit sulla sicurezza alimentare che si terrà nel settembre 2021 a New York, e dove si prenderanno le decisioni.
Un pre-vertice, dunque, voluto dall’ONU ma unico nella sua storia recente. Si tratta del Food Sistems Summit 2021, lanciato dalle Nazioni Unite nel 2019, che si prefigge di discutere come trasformare il sistema alimentare mondiale di fronte alle nuove realtà generate dalla crisi climatica alla quale si è aggiunta, nel frattempo, quella pandemica. Obiettivo: scongiurare il rischio che nei prossimi decenni si vivano crisi alimentari severe.
Gli argomenti sul tavolo, dunque, sono: fame e cambiamento climatico, povertà, disuguaglianze, perdita di biodiversità. Le soluzioni possibili: agro ecologia, innovazioni tecniche e scientifiche, raggiungimento dell’uguaglianza di genere, mobilitazione di nuovi strumenti e canali finanziari.
Secondo la presentazione ufficiale del pre-vertice romano è “un momento fondamentale per costruire sistemi alimentari sostenibili che funzionino per le popolazioni, il pianeta e la prosperità. Attraverso un’azione accelerata possiamo aiutare il mondo a ricostruire meglio dopo il COVID-19, combattere la fame crescente e affrontare la crisi climatica” e i partecipanti sono “giovani, piccoli agricoltori, popolazioni indigene, ricercatori, settore privato, leader politici e ministri dell’agricoltura, dell’ambiente, della salute e delle finanze”.
Quindi si tratterebbe di unire le forze in modo che tutti riescano a schivare la crisi alimentare mondiale.
Il controvertice
Ottimo piano inclusivo, dunque, anche per recuperare il tempo perduto rispetto agli impegni dell’Agenda 2030?
No, rispondono i critici, il Food System Summit, non è inclusivo, lavora nell’ambito del tradizionale agrobusiness, dove gli attori principali sono e rimangono le grandi multinazionali, l’agricoltura industriale e il controllo delle sementi; il nesso tra sicurezza alimentare e diritti umani è stato aggiunto soltanto in corso d’opera e sono stati esclusi i piccoli contadini, non è considerata l’agricoltura familiare, per non parlare della cultura indigena.
Critiche mosse prima ancora dell’inizio del summit romano che hanno formato il controvertice organizzato dalla Civil Society and Indigenous Peoples Mechanism (acronimo CSM, tradotto: Meccanismo della Società Civile e dei Popoli Indigeni) che rappresenta più di 500 gruppi della società civile con oltre 300 milioni di membri e che chiede, tra l’altro, di boicottare il vertice Onu di settembre.
Sono i piccoli contadini a sfamare il mondo ma le multinazionale a dettare le regole
Una voce importante controrivoluzionaria e Nora McKeon, ex funzionario Fao, oggi docente al master in Human development dell’Università Roma3 e autrice del libro Food governance, pubblicato nel 2019.
Per McKeon anzitutto è importante tornare a un’informazione corretta, ricordando ad esempio che “il piccolo agricoltore è già responsabile del 70% del cibo prodotto e che l’80% dei consumatori non compra nei supermercati”.
Sono i contadini ha sfamare il mondo, ma sono “le multinazionali a controllare le regole della produzione” che impongono “il modello industriale: monoculture su grandi estensioni, con l’estromissione dei contadini e il land grabbing. Si punta su tecnologie e macchine a danno dell’ecosistema e si processa cibo ridotto a una commodity, una merce anonima” narrando che “ “il produttivismo è necessario per sfamare una popolazione in continua crescita”.
Invece “di cibo ce n’è Non è vero, di cibo ce n’è abbastanza – prosegue McKeon – c’è un problema di accesso, di diseguaglianza. Già oggi sono 3 miliardi i piccoli agricoltori nel mondo, responsabili del 70% del cibo prodotto”.
“Importante è svelare il prezzo reale del cibo – aggiunge la nostra esperta – quello processato nei supermercati costa meno perché fa pagare tutti gli impatti negativi, sociali e ambientali, alla comunità. Se si calcolasse il vero prezzo, il cibo processato risulterebbe molto di più caro che quello agroecologico. Le persone, non gli individui consumatori, devono riappropriarsi del valore sociale, culturale, spirituale del cibo”.
Cambiando i paradigmi attuali, assicura Nora McKeon: allora sì che sarà sconfitta la fame nel mondo.
Immagini: 1) Roma, 26 luglio 2021 – Mario Draghi, presidente del Consiglio, all’inaugurazione del pre-summit ‘Food Sistems 2021’; 2) Nora McKeon, docente del master ‘Human development’ dell’Università Roma3 e autrice del libro ‘Food governance’