Accordo per il trattato di protezione dell’Alto Mare

Dopo anni di negoziati gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno raggiunto l’accordo sulle misure di protezione della zona dell’Alto Mare.

Cosa s’intende per Alto Mare

Per Alto Mare s’intende quell’area formata da circa i due terzi degli oceani esclusa dalla Zona Economica Esclusiva Nazionale, fuori, quindi dalle giurisdizioni nazionali (dove ogni Stato svolge le proprie attività economiche, commerciali e di ricerca) a un massimo di 200 miglia nautiche (370 chilometri) dalla costa.

L’Alto mare, oltre ad assorbire il 90% del calore prodotto dalle nostre attività e a fornirci oltre il 50%  di ossigeno,   costituisce l’habitat per specie di fondamentale importanza per la salute del pianeta e per la mitigazione della crisi climatica. Specie, però a rischio estinzione, secondo le stime, tra il 10 e il 15%, posto che nessuno governo si è assunto la responsabilità della gestione sostenibile delle risorse dell’Alto Mare.

L’accordo

L’accordo è stato raggiunto nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2023 presso la sede della Nazioni Unite di New York, dopo oltre 15 anni di discussioni e 4 di negoziati formali.  Un ruolo chiave per raggiungere l’ambito traguardo  è stata l’azione della High Ambition Coalition, che comprende l’Unione europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Cina.

I punti salienti

La funzione più importante dell’accordo – ci sembra – è rendere possibile l’impegno degli Stati a raggiungere l’obiettivo 30 x 30, vale a dire proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, attraverso la creazione di una rete di aree marine protette  (attualmente soltanto l’1,2% dell’ oceano è tutelato) proposto e ampiamente sostenuto dall’Unione Europea; così come  l’applicazione del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal, raggiunto nel dicembre 2022. Adempiendo rispettivamente agli obiettivi  14 e 15 dell’Agenda Sostenibile.

Risolta anche la questione finanziaria per l’attuazione dell’accordo, tema sempre divisivo nell’ambito dei gradi accordi internazionali per la contrapposizione tra il  Nord e il Sud del mondo, attraverso l’equa condivisione dei benefici derivanti.

Ora agire in fretta

Ma la strada per applicare il Trattato non è breve. Dopo essere controllato dai servizi legali e tradotto nelle 6 lingue ufficiali delle Nazioni Unite dovrà essere adottato formalmente nel corso di una seconda sessione. Quindi dovrà essere ratificato da ogni Stato membro.

L’auspicio che gli attori agiscano in fretta perché  – oltre alle vecchie – nuove minacce si profilano all’orizzonte denunciate da Green Peace come il Deep Sea Mining ossia lo sfruttamento minerario degli abissi marini, senza le dovute valutazioni d’impatto ambientale come invece è previsto nel Trattato.

 

Immagine: by abbanews.eu

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