Rosa Genoni. Storia socio-culturale attraverso la moda

A pochi giorno dall’8 marzo, quale miglior modo per celebrare la donna attraverso una figura sostanziale del panorama socio-culturale e politico (nella sua valenza più ampia)  come Rosa Genoni? Un nome dietro al quale si sostanzia un pezzo della storia del costume e della società. Uno iato per la moda nella sua accezione sociologica e  un’impronta indelebile per l’emancipazione femminile.

Moda e società, politica e moda, una volontà di ferro e una visione di progresso e sviluppo racchiusi in un’unica donna Rosa Genoni, protagonista di una mostra itinerante. Sebbene il termine mostra come ci indica la curatrice, la giornalista e storica della moda, Elisabetta Invernici non sia appropriato, bensì un movimento di pensiero. Un tavolo di lavoro per i giovani chiamati a produrre la propria riflessione.

Elisabetta Invernici, giornalista e storica di moda, porta avanti dal 2016 un’esibizione itinerante, un progetto culturale e, al tempo stesso, un’occasione di dibattito per esperti della materia in cui la moda si tras-forma in discussione sociale e culturale. Un percorso in evoluzione che si articola in incontri e mostre in senso lato per raccontare una donna che rappresenta in pieno il tema comunitario del 2018 “Anno Europeo del Patrimonio Culturale. E la presenza del Parlamento Europeo con il suo alto patrocinio all’evento lo conferma.

Storicamente ci troviamo tra fine Ottocento e inizio Novecento. Designer di moda, illustratrice, modista, ricamatrice, attivista per il diritto delle donne, vicina alle sollecitazioni socialiste ed umanitarie. Come disegnatrice ha interpreta o il mondo della donna, la sua liberazione. Ha liberato la donna anche fisicamente, affrancandola dal bustino e inventando il Made in Italy.

Riferimento storico per il presente

Vissuta 150 anni fa, la sua acuta e raffinata intuizione fu quella di aver colto e fatto proprio il senso rivoluzionario dei suoi anni e aver trasferito questa energia di cambiamento dalla politica alla moda e viceversa. Come afferma Elisabetta Invernici, sembra aver applicato in modo istintivo l’”universalizzazione del concetto” di Husserl, ri-costruendo nuovi paradigmi, sulle suggestioni del passato. Osservando un capolavoro del Rinascimento, era in grado di cogliere un particolare e da quello ripartire per farne nella sua progettazione un nuovo universale. Giotto, Piero Della Francesca, Pisanello, ma anche l’antico Egitto e i mosaici bizantini emergono con lei a vita nuova. Una metodologia di lavoro d’arte che ci ha lasciato in eredità.

Mostra – Archivio di Stato- Palazzo del Senato, Milano

La mostra – esposizione, dibattito socio-culturale in un’ottica di innovazione sociale, inaugurata il 13 gennaio sarà presente fino al 24 marzo 2018.

Il 20018 si è aperto dunque in nome di Rosa Genoni mediante l’interpretazione di giovani studenti di moda: l’Istituto Secoli è stato uno dei protagonisti della mostra Rosa Genoni (1867-1954): una donna alla conquista del ’900 inaugurata durante la Milano fashion week il  13 gennaio 2018 presso l’Archivio di Stato di Milano.

La mostra, curata da Elisabetta Invernici con il contributo della nipote-biografa Raffaella Podreider, si è svolta come percorso narrativo ed emotivo che ha messo in luce l’impegno della stilista italiana nella moda e nell’insegnamento per l’emancipazione femminile.

Un filo rosso la ricollega ai giorni di EXPO 2015, durante i quali Rosa Genoni fu  presentata al grande pubblico a Palazzo Castiglioni con un evento sempre a cura di Elisabetta Invernici: incontri e momenti di studio (come la presentazione presso l’Ufficio d’Informazione del Parlamento Europeo e quella all’Unione Femminile Nazionale a Milano) fino alla presenza da protagonista nella mostra Tra Arte e Moda a maggio 2016 a Firenze organizzata da Ferragamo, per proseguire con la capsule a Palazzo Morando, Milano, concerti, lectio e conferenze tenute dalla nipote-biografa Raffaella Podreider curatrice dell’Archivio riconosciuto di importanza storica-nazionale dall’Archivio di Stato di Milano.

Un progetto come evidenziavamo all’inizio dell’articolo che si fa discussione culturale in una dimensione partecipativa ed in continuo divenire. Un’occasione per le giovani generazioni di confrontarsi con una donna di tale impatto socio-culturale e professionale.

L’esposizione racconta di Rosa Genoni donna audace, capace e decisa a non sottostare a un destino di povertà. Dal lavoro duro come piscinina (piccolina) alla direzione di una nota maison milanese, dalla Medaglia d’Oro all’Esposizione del 1906 alla carriera giornalistica; dirigente della sezione di sartoria e docente di storia del costume presso la Società Umanitaria di Milano; unica rappresentante italiana alla Conferenza dell’Aja del 1915

Milano, Fondazione Anna Kuliscioff, Società Umanitaria e Associazione Culturale Profumo di Milano espongono cimeli, bozzetti e abiti, documenti inediti, lettere, foto e pagine d’epoca, articoli e libri.

Un appuntamento denso di espressione artistica e storica per la città di Milano e per l’intero Stivale; una modalità di avvicinare la storia in ogni sua piega ai cittadini; un autentica sperimentazione di innovazione socio-culturale.

L’originalità della suddetta mostra intesa come avvenimento sociale, opportunità di conoscenza e di scambio si ri-trova nella stessa struttura: Suddivisa in due parti, la mostra, sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo e di altri importanti soggetti istituzionali, presenta una sezione moda e una politico-sociale.

Il racconto che vi presentiamo intende visualizzare questo percorso visivo inedito a cui partecipa l’intera cittadinanza.

Dal particolare all’universale: Sezione moda

Non c’è mai presunzione didascalica, citazione del passato fine a se stessa ma leggerezza, ironia, scoperta. Curiosità. Ecco un altro atteggiamento vincente di Rosa Genoni, quello stato di perenne disponibilità verso il sapere: non si spiegherebbe altrimenti il suo impegno instancabile nella moda, nella politica, nella pedagogia nell’ecologia.

L’Istituto di moda Secoli ha realizzato un paio di cartamodelli di Rosa Genoni mai sviluppati prima d’ora.  Giovani disegnatrici di moda si sono confrontate in modo pratico e teorico con la storia del costume.

Due abiti inediti in mostra, uno ispirato alla Nike di Samotracia in viscosa di bambù e l’altro alla Kalasiris egizia in tessuto naturale 100% ortica, sono stati creati partendo dai cartamodelli e le descrizioni contenuti nel libro scritto da Rosa Genoni nel 1909 Per una moda italiana: modelli, saggi, schizzi di abbigliamento femminile, 1906-1909.

I due capi, per la prima volta realizzati ed esposti al pubblico, sono stati studiati e cuciti a mano da Rebecca Formenti, studentessa del Master Intimo e Sposa dell’Istituto Secoli di Milano. Gli abiti sono stati esposti nella sezione moda della mostra “Tributo a Rosa Genoni” e ha visto contributi anche da parte di celebri brand di moda tra i quali Curiel, Fratelli Rossetti e Ornella Bijoux.

“È stato molto bello lavorare a questo progetto – dichiara la designer Formenti e prosegue – confrontarsi con una modellistica completamente diversa da quella che si studia sui banchi di scuola è stato difficile ma appassionante, ho cercato di rimanere fedele il più possibile ai cartamodelli originali ideati da Rosa Genoni contenuti nel suo libro”

Abiti che di-mostrano l’essenza dell’ispirazione storica e innovativa della mente visionaria della Genoni. Prendiamo ad esempio, l’abito Primavera, che disvela un messaggio identitario: ai caleidoscopici germogli fiorentini che avvolgono Flora, Rosa Genoni sostituisce gli umili, stentati fiori della Valtellina.

Oppure, l’abito Tanagra, il suo abito simbolo. Rosa Genoni parte dallo studio delle statuette di terracotta del VI secolo a.C. ma intuisce che i panneggi del passato sono ali liberatorie per il suo presente-futuro. Ne fa un abito trasformista, ora mantello adattissimo ai ritmi della vita contemporanea, ora sensuale versione da sera, con la sua testimonial di eccesione, l’attrice Lyda Borelli.

La Sartoria San Vittore (si occupa di formazione e inserimento lavorativo di carcerate ed ex carcerate) ha presentato un modello teatrale ispirato all’araba fenice, simbolo di eterna rinascita.

L’Associazione Irene ha proposto una creazione che evoca il periodo londinese di Rosa Genoni. Inoltre promuove tra le partecipanti dei propri laboratori sartoriali di Monza e di Milano, la realizzazione di borse “Rosa” ispirate al lavoro di ricerca stilistica di Rosa Genoni. Borse, fabbricate con scarti di produzione donati dalle aziende tessili del territorio.

Da Tirano, città natale della stilista, l’omaggio dell’Artigianato Artistico della Provincia di Sondrio e della Confartigianato Imprese Sondrio. Tutte le creazioni sartoriali in mostra sono valorizzate grazie alla partnership con ABC Mannequins, azienda leader del settore. “Dare un’anima a un manichino facendone una flessuosa opera artistica – spiega il fondatore Silvano Besana tuttora presente in azienda – è il frutto di una viscerale passione per arte e bellezza, design, artigianalità, comunicazione, sensibilità per l’ambiente, multiculturalità trasversale”.

Anche la cinematografia presente per rendere omaggio a Genoni. La presentazione in anteprima del docu-film, La moda è fatta di libertà  – regia di Maja Astrid Diedenhofen (giovane regista che ha lavorato in Italia, prendendo parte a un corso di formazione cinematografica, diretto da Marco Bellocchio) – che ha partecipato come finalista al Film Festival di Sarajevo, organizzato da Consortio Civium Invictum, in cooperazione con il London Fashion Film Festival, Istanbul Fashion Film Festival e Madrid Fashion Film Festival.

Due minuti per raccontare due vite che si intrecciano in pirouettes e cuciture e testimoniare come, grazie alla determinazione, i sogni possano diventare realtà.

In ultimo, ma non ultimo, un ulteriore incontro e scambio con i giovani. Gli amanti della moda e delle arti decorative hanno potuto scoprire alcuni dei 600 campioni tessili e prove di ricamo che Rosa Genoni collezionò per 25 anni progettando la nascita di un museo di arti decorative a Milano, come centro studi per giovani creativi.

Le sale saranno profumate come di consueto dalle note alla rosa create in esclusiva per Rosa Genoni da Ariaprofumata, azienda milanese leader nel marketing olfattivo.

Dalla storia dell’arte al dialogo interculturale

Quanto mai attuali le sue attività per la pace e il dialogo interculturale. Il suo senso di costante meraviglia l’accompagnava a scoprire la storia dell’arte mentre l’energia la sosteneva nella determinazione che “possiamo e dobbiamo incidere nella storia attraverso un cambiamento pacifico che è fatto di dialogo interculturale, razziale, sociale”. E qui si apre la seconda parte del percorso-mostra attraverso l’esposizione di cimeli, documenti inediti, lettere, foto e pagine d’epoca, articoli e libri che fanno luce sulla sua alacre attività politico-sociale.

L’Archivio di Stato di Milano, Fondazione Anna Kuliscioff, Società Umanitaria e Associazione Profumo di Milano che hanno curato questa parte del progetto, espongono cimeli, bozzetti e abiti, documenti inediti, lettere, foto e pagine d’epoca, articoli e libri che raccontano l’intensa attività di Rosa Genoni nel campo della politica e nel campo dell’insegnamento (1905-1933 alle scuole professionali femminili dell’Umanitaria) e la sua battaglia sociale nel mondo del lavoro in difesa dei diritti delle lavoratrici e del rispetto della donna come nuovo attore nella vita del Paese.

L’intero percorso della mostra è stato accompagnato dalla presenza di studenti del Liceo Artistico Statale Umberto  Boccioni di Milano in grado di offrire supporto ai visitatori all’interno dell’esperienza educativa “alternanza scuola lavoro”.

 

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