Ostana. Lo scrigno della biodiversità linguistica

Il Premio Ostana Scritture in Lingua Madre 2020 si è svolto nell’edizione speciale online e senza vincitori il 5 e 6 giugno.

Fondato da Ines Cavalcanti nel 2009, il Premio è un appuntamento ormai consolidato con le lingue madri, che, pandemia a parte, ogni anno riunisce a Ostana (Cuneo), autori di lingua madre da ogni parte del mondo per celebrare, diffondere e salvaguardare la “biodiversità linguistica”.

Il piccolo paese occitano (lingua neolatina, che si parlava al Sud della Francia, prima testimonianza letteraria delle lingue romanze)  di poco più di 85 abitanti nella Valle del Po ai piedi del Monviso, nel corso di 11 anni ha accolto le lingue madri dei 5 continenti  unite dallo spirito della convivéncia, termine chiave della lingua romanza occitana che indica un concetto che va oltre lo stare insieme e condividere.

Lo spiega Roberta Ferraris dalla pagina Portal d’Occitània. La “convivéncia occitana” allude specificamente “all’accoglienza di chi è diverso e affonda le sue radici nella lunga tradizione di tolleranza nei confronti delle molte religioni che convissero pacificamente in questo territorio (Occitania, ndr), fino alla crociata” del XIII secolo.

Il Premio, infatti, è riuscito nel tempo a creare una rete internazionale di autori e sostenitori della diversità linguistica, che incontrandosi ogni anno ragionano sul presente e futuro delle lingue minoritarie, sul loro valore universale e sui loro diritti.

La pandemia ha portato all’incontro virtuale i premiati delle scorse edizioni dando vita, in streaming sul sito premioostana.it, a interviste, conferenze, documentari, contributi letterari, musicali e artistici, dedicando un omaggio speciale allo scrittore recentemente scomparso, Luis Sepúlveda, con la lettura del suo famoso La Gabbianella e il gatto nelle lingue madri, sardo, catalano algherese, tabarchino, occitano alpino e francoprovenzale.

Tra le altre lingue con i rispettivi autori che hanno ricevuto ospitalità in questa edizione 2020, ricordiamo: il basco (Spagna) con lo scrittore e poeta Harkaitz Cano e la traduttrice Lurdes Auzmendi, la yorùbá (Nigeria) con la partecipazione dello scrittore Kola Tubosun, il griko ( variante del greco antico parlato nel salentino) e il tamazight una lingua berbera (Africa mediterranea). Complessivamente 15 ore di colloqui, confronti, letture di poesie e musica dal vivo in 37 lingue.

Il Premio con il tempo ha conquistato fama internazionale e ha superato il confine degli “addetti ai lavori”. Dunque questo pregevole patrimonio culturale è ben custodito? Non proprio risponde Ines Cavalcanti, che raggiunta dalla stampa spagnola non ha nascosto il suo pessimismo . “Dalla fondazione del Premio nel 2009 a oggi, tutto è peggiorato per le 7mila lingue madri del mondo – ha dichiarato Ines Cavalcanti – perché le maggioritarie mangiano le minoranze”.  Ne è un esempio l’esperienza biografica della stessa Cavalcanti, nata nel 1951 a Ostana, quando in quella zona delle Alpi italiane la popolazione parlava soltanto occitano. “A scuola c’era solo un ragazzo che parlava italiano – ricorda Cavalcanti – e per questo lo prendevamo in giro”. Oggi la realtà si è capovolta.

Ma come già segnalato da abbanews.eu, anche le lingue parlate da milioni di persone sono a rischio estinzione. La stessa Cavalcanti conferma come la sopravvivenza del francese o dell’italiano, ad esempio, è minacciata dalla pressione dell’inglese.

“Ma una lingua è come una persona. Non vuole morire”- ha incalzato la fondatrice, spiegando come mentre le lingue “si ritirano le strategie per “mantenerle in vita avanzano” soprattutto grazie ai mezzi a disposizione su Internet che hanno permesso la creazione di dizionari online e di realizzare altri progetti che consentono alle lingue, pur parlate da una manciata di persone, di resistere, come accade con il già citato griko o il lapp del nord – Europa o con l’ innu, una lingua indigena del Canada. E allo stesso che occitano, che si è parlato per oltre un millennio in tutta la striscia che va dal nord-ovest italiano, passando per il sud della Francia fino ad arrivare alla Val d’Aran in Catalogna (Spagna), famosa per il personaggio della ragazza occitana nel romanzo Il nome della Rosa di Umberto Eco e cuore del Premio Ostana, organizzato ogni anno dall’Associazione culturale Chambra d’OC e dalla costanza di Ines Cavalcanti convinta che “dove esiste una pianificazione linguistica seria e continua c’è il recupero della lingua”.

 

Immagini: Due momenti del Premio Ostana scritture in Lingua Madre delle edizioni precedenti. Ines Cavalcanti, fondatrice del Premio, è la seconda da sinistra nella fotografia inferiore

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