La prima edizione dei Giochi Paralimpici

La prima edizione dei Giochi Paralimpici avvenne a Roma nel 1960. Ancora non si chiamavano così, una definizione che diventerà ufficiale dopo 24 anni, nel 1984, quando venne approvata dal Comitato Olimpico Internazionale.

L’antesignana dei Giochi per gli atleti con disabilità, fu la competizione sportiva organizzata dal medico britannico Ludwig Guttman nel 1948, riservata ai veterani della II guerra mondiale che avevano riportato danni alla colonna vertebrale.

La competizione denominata Stoke Mandeville, dal nome della cittadina della Gran Bretagna che la ospitava, divenne un appuntamento annuale che assunse dimensione internazionale nel 1952, quando vi parteciparono anche gli atleti olandesi.

Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio (foto accanto), primario del centro paraplegici Villa Marina di Ostia (Roma), Centro INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul lavoro), propose al dottor Guttman di organizzare la competizione Stoke Mandeville del 1960 nella capitale italiana, dove nello stesso anno, si sarebbe celebrata la XVII edizione dei Giochi Olimpici. Ludwig Guttman accettò.

E due settimane dopo la conclusione delle Olimpiadi, negli stessi luoghi il 19 settembre iniziavano i Giochi internazionale per paraplegici di Roma, che nel 1984 il Comitato Olimpionico Internazionale riconobbe come la prima edizione dei Giochi paralimpici.

Vi parteciparono 400 atleti in sedia a rotelle, provenienti da 21 Paesi. La nazionale italiana, preparata dagli sportivi del Centro Inail. era costituita da ex operai, pastori, agricoltori ancora giovani, resi disabili per gravi infortuni sul lavoro, provenienti da ogni parte d’Italia.

Sotto la guida di Antonio Maglio, in Italia s’ introdusse lo sport – terapia, persone spezzate nell’anima, come spezzata era la loro colonna vertebrale, divennero dei campioni nel nuoto, nel tiro con l’arco, nella scherma e campioni nella vita.

Antonio Maglio, infatti, iniziò a occuparsi della riabilitazione dei disabili fin dall’inizio della sua carriera di medico, che lo portò al Centro Paraplegici INAIL di Villa Marina, dove introdusse nuove tecniche e metodologie di riabilitazione a rapido effetto, con conseguente diminuzione della mortalità e attenuazione, se non recupero, dalla depressione dei pazienti infortunati.

Tra le nuove tecniche, Maglio avviò i programmi di attività sportiva, caratterizzati dalla multidisciplinarità: atletica leggera, nuoto, pallacanestro, scherma, tennistavolo, tiro con l’arco. Sport che i pazienti praticavano contemporaneamente.

Il patrimonio prezioso di ricordi di questa fantastica epopea ha dato vita al documentario E poi vinceremo l’oro dal cui trailer prendiamo il seguente brano che ben descrive la straordinaria impresa di Antonio Maglio e degli atleti disabili di ieri e di oggi: “ Approdarono a Ostia, feriti nell’animo e nel corpo. Con il dottor Maglio divennero i pionieri del movimento paralimpico italiano. Erano operai, contadini, pastori. Divennero campioni. Non erano mai usciti dai loro borghi. Si fecero onore in tutto il mondo. Dai loro successi sono nati i grandi atleti di oggi.”.

Stralcio dall’articolo di abbanews. eu ‘Paralimpiadi. Correva l’anno 1960‘, pubblicato il 31 agosto 2016

 

Immagini: 1) 1960, gli atleti Franco Rossi e Ottavio Moscone; 2) Antonio Maglio, il medico che introdusse in Italia lo sport-terapia, artefice della prima edizione dei Giochi paralimpici

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