Quando gli intellettuali fuggirono dall’Italia

Intellettuali in fuga dall’Italia fascista è il titolo del sito scientifico accessibile a tutti che racchiude le storie personali e familiari – con immagini, mappe e bibliografie – dei cervelli in fuga durante il lungo periodo fascista.

Sono tanti gli intellettuali italiani che a causa della divergenza politica prima e della promulgazione e delle Leggi Razziali emanate nel 1938 poi, lasciarono l’Italia in quegli anni. Molti di loro – che pur volendo non riuscirono a rientrare in Italia dopo la caduta del fascismo – sono stati dimenticati, nonostante il loro contributo alla cultura italiana.

Com’è accaduto a Giuseppe Levi, padre della scrittrice Natalia Ginzburg; o al pisano Enzo Bonaventura, e, come abbanews.eu ha raccontato, solo recentemente riscoperto grazie a David Meghnagi dell’Ateneo Roma Tre, che attraverso Facebook e riuscito a recuperare la tesi con la quale Bonaventura si laureò in filosofia, presso l’’Università di Pisa, nel 1913. Enzo Bonaventura, direttore del Laboratorio Sperimentale di Psicologiaprofessore a contratto presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze,  pur vincendo il concorso per l’idoneità (1931), a causa dell’ostilità di potenti personaggi legati al Regime non ebbe mai la cattedra. Espulso dall’Università nel 1938 perché ebreo, il non aver ottenuto la cattedra incise profondamente sul suo destino.

Per ricostruire la storia e la memoria di queste figure, Patrizia Guarnieri, docente di Storia contemporanea dell’Università di Firenze, ha ideato e creato – con la collaborazione di Firenze University Press – e coordina il portale Intellettuali in fuga dall’Italia fascista.

“L’espatrio dall’Italia durante il ventennio riguardò solo alcuni dei quasi cento professori ordinari e straordinari che, dichiarati di ‘razza non ariana’, furono ufficialmente espulsi dalle università del Regno a seguito delle leggi del 1938 – ha spiegato Patrizia Guarnieri a unifimagazine.it – ma il fenomeno ha coinvolto soprattutto i più giovani: scienziati, artisti e studiosi, non solo ebrei, con incarichi temporanei che semplicemente non furono rinnovati; professionisti allontananti dalle aziende o radiati dagli Albi le cui attività in corso furono attribuite ad altri di ‘razza ariana’; studenti che, conseguita la maturità liceale, non potevano iscriversi a nessuna università, neolaureati che non potevano cercare un lavoro”.

Finora sono 70 le storie dei cervelli in fuga on line, su un elenco di 350 di profili che verranno via via inseriti, dopo la ricostruzione dei ritratti grazie anche al contributo offerto dalla New York Public LibraryCouncil for At-Risk Academics di Londra, J. Calandra Italian American Institute e dalla City University of New York. Una partecipazione al progetto fondamentale questa degli archivi esteri che “hanno colmato il vuoto lasciato dalle fonti istituzionali”, nel ricordare e raccontare le biografie degli intellettuali dopo l’allontanamento dall’Italia.

“Davanti alle atrocità delle deportazioni e dello sterminio, appaiono ben poca cosa l’espulsione dal lavoro e dallo studio, il divieto di pubblicare, la radiazione dall’albo professionale o la revoca del titolo che abilitava alla docenza – termina Patrizia Guarnieri – eppure queste ingiustizie hanno inflitto gravi sofferenze a quanti sono dovuti emigrare e alle loro famiglie e hanno comportato danni pesanti alla cultura e al futuro del nostro Paese”.

Il sito, promosso dall’Università di Firenze e finanziato dalla Regione Toscana, è pubblicato nella doppia versione in italiano e in inglese.  La traduzione dei testi introduttivi è stata curata da Anna Teicher.

 

Foto: copertina del sito ‘Intellettuali in fuga dall’Italia fascista’ – New York, Ellis Island Arrivals. Photo by  Ernst Haas/ Getty Images

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