Per questo mi chiamo Giovanni. Un viatico per bambini e bambine e non solo
Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori che lo Stato non è riuscito a proteggere (G. Falcone da “Cose di Cosa Nostra” in collaborazione con Marcelle Padovani).
“Mi auguro che questo libro venga molto letto e molto commentato, che faccia parlare della giustizia, dei valori per i quali Giovanni è vissuto e si è sacrificato. Spero che possa servire agli insegnanti e ai genitori per far capire ai ragazzi che cos’è la mafia e come la si può combattere, da grandi e da piccoli, nella vita di tutti i giorni”. Queste sono le parole che Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, con cui introduce lo struggente e leggero al tempo stesso, libricino Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando, giornalista sportivo e scrittore per bambini.
Un libro scritto nel 2007 e quanto mai attuale per trasferire alle giovani e giovanissime generazioni il valore di un uomo che rappresenta la coscienza di un paese e il simbolo di una società che crede ancora in uno Stato di servizio. In una delle indimenticabili interviste a Falcone, gli viene chiesto se gli è mai accaduto di pensare di abbandonare l’estenuante lotta alla mafia in ogni sua piega e risvolto. Chi glielo fa fare, domanda il giornalista- lo spirito di servizio – è la risposta di Falcone, con quel suo bel viso seriamente sorridente ed una luce negli occhi che illumina le anime di chi lo ascolta.
Parlo al presente perché Falcone è sempre con noi e dentro di noi. Ogni 23 maggio si rinnovano le sue parole e le sue azioni, attuali e fresche come fino a quel maledetto 23 maggio del 1992.
Il libro inizia raccontando una giornata gaia: è il compleanno di Giovanni. Compie 10 anni e in questo giorno speciale, il padre decide di portarlo con sé per una gita in città, narrandole il profondo significato del suo nome, il motivo per cui si chiamo Giovanni.
Una narrazione autentica e semplice che arriva direttamente al cuore e alla mente del bambino. Sono fatti veri, è la vita vera. Non è una fiaba, anche se il protagonista potrebbe essere il migliore dei principi azzurri di tutti i secoli. E nel nostro piccolo, possiamo modificare pensieri e comportamenti.
Raccontare nelle scuole chi era Falcone e le persone che con lui hanno perso la vita, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, è un atto dovuto e un’iniezione di fiducia e di speranza per chi ha lottato per tutti noi. E finché, avremo la memoria, l’intelligenza e lo spirito per ricordare e narrare, la loro missione si rinnoverà e compirà ogni giorno.
Il piccolo Giovanni ha messo l’album Panini in un cartella di plastica trasparente e lo lega all’albero Falcone. Quando trova in una bustina una figurina che gli manca va in via Notarbartolo e l’attacca sull’album. Se un giorno riuscirà a finirlo, sarà tutto merito di “Giovanni” che ha aperto gli occhi anche a lui. Lo considera come un suo vecchio parente, immagina che sia seduto a guardarlo e cerca di essere all’altezza della sua lezione.
La stima e l’ammirazione per Falcone è trasversale ed in America, in particolare. Nel cortile dell’Accademia dell’FBI a Quantico, vicino Washington D.C, ci sono due monumenti: uno è dedicato al Presidente Thomas Jefferson e l’altro a Falcone.
Adottiamo “Perché mi chiamo Giovanni” nella scuola primaria e secondaria come storia, come cronaca, come esempio di “vita altra”. Non solo per i bambini, ma specialmente per gli adulti. Siamo noi, il punto di riferimento, coloro che supportano i ragazzi nella loro crescita. Se siamo i primi ad allontanarci dalle fondamenta della società che cosa possiamo trasmettere alle nuove generazioni? A volte, con dolente rammarico, si pensa che il lavoro di Falcone e di tutti coloro che sono vissuti “in prima linea” sia stato inutile, ma non lo è e non lo sarà mai, finché il suo sorriso ci darà un motivo per alzarci la mattina e provare a vivere nel modo migliore possibile.
In occasione del trentennale della morte di Giovanni Falcone (1992 – 2022), in un’intervista rilasciata da Maria, sorella del magistrato, allo stesso Garlando ha rilevato come i libro – che in 18 anni ha venduto un milione di copie – le sia stato “di grande aiuto in questi anni” dimostratosi “un mezzo prezioso per veicolare il significato della mafia con parole semplici e comprensibili”.