Tanzania. Luce e lavoro con la batteria verde

Una green battery, ossia una batteria ecosostenibile per portare la luce elettrica nelle case dove ancora non c’è e sostituire  sistemi costosi e nocivi per la salute e per l’ambiente.

Con questo proposito hiLyte power,  start-up del Politecnico di Losanna, ha prodotto una batteria economica realizzata con ferro, acqua, filtri per il caffè e feltrini di carbonio, ora in fase sperimentale presso alcune famiglie di una zona rurale della Tanzania (Africa Sub-sahariana).

“La nostra tecnologia – spiega il ricercatore Briac Barthes e  fondatore della starp-up con David Lambelet e Jonathan Fiorentini – ha il potenziale di cambiare la vita quotidiana  delle persone. In una delle famiglie che la sta testando, la batteria ha permesso alla figlia di studiare la sera. Avere la luce può anche trasformare il modo in cui la gente interagisce, aumentando le opportunità di socializzazione e le famiglie sono meno isolate e vulnerabili”.  Famiglie che per avere la luce usa abitualmente lampade a cherosene, un combustibile costoso, altamente infiammabile e che quando brucia sprigiona particelle di fuliggine. Secondo Barthes, respirare fumo di cherosene per 5 ore in un ambiente chiuso equivale a fumare 2 pacchetti di sigarette: altamente dannoso per i polmoni.

La nuova batteria, invece, quando viene usata produce bisolfato di ferro, un liquido usato come fertilizzante agricolo e, con i suoi 12 dollari per la base e 12 centesimi per le parti per la ricarica, è accessibile anche per le famiglie più disagiate.

Basa una ricarica per alimentare per 5 ore una lampadina a Led e o ricaricare il cellulare ed è di facilissimo funzionamento, con la sua struttura rigida che si ricarica inserendo un foglio di ferro,  uno di carta e feltrini di carbonio, dopo di che  viene utilizzata una soluzione d’acqua composta da sale solfato di ferro che reagisce con la lamina di ferro, generando elettricità e dissolvendo il ferro. “Alla fine –  spiega Barthes –  viene rilasciato bisolfato di ferro che può essere gettato nel suolo senza danni per l’ambiente”.

L’idea di creare una fonte energetica che fosse al tempo stesso ecosostenibile è venuta in mente a Barthes dopo aver trascorso del tempo in Tanzania e aver constato le difficoltà che le persone  hanno non solo con le lampade a cherosene ma anche con quelle solari che nei giorni nuvolosi non funzionano e le cui batterie finisco per essere altrettanto inquinanti,  oltre a non consentire a tutte le persone di caricare il proprio cellulare (nell’Africa sub sahariana, quasi la metà della popolazione possiede un telefono ma non può caricarlo a casa).

Si pensa già alla produzione  e alla diffusione della nuova batteria in Tanzania e in altri parte dell’Africa, fasi per le quali  la start-up  si avvale del team locale formato da  Everest Maleko, direttore della produzione e Julius Isaya, responsabile vendite.

Oltre alla luce, infatti,  hiLyte si propone di portare in Africa anche occasioni di lavoro per la gente del luogo. Una delle idee portanti di Briack è stata, infatti, creare una realtà imprenditoriale in grado di risolvere un problema tangibile e che, una volta avviata, continui a crescere con l’impegno della gente del posto, fornendo loro l’occasione di superare la povertà da soli.

Per l’invenzione della nuova batteria Briac,  Lambelet e Fiorentini sono stati inseriti dalla rivista di economia Forbes nella lista 30 Under 30 Europe 2019: Manufacturing & Industry,  che da 5 anni, ogni anno, indica i giovani che si distinguono con le loro idee, innovando e migliorando il settore in cui operano.

 

Fotografie dall’alto; 1) Tanzania, una donna legge e studia con la luce prodotta con la batteria; 2) da sinistra Jonathan Fiorentini, Briac Barthes e David Lambelet inventori della batteria verde

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