Protesi personalizzata in stampa 3D per risolvere i casi inoperabili

Dopo la protesi personalizzata in 3D per il ginocchio, l’Università di Bologna e l’Istituto Rizzoli  raggiungono un nuovo primato: per la prima volta al mondo è stata ricostruita un’intera caviglia con una protesi in 3D su misura per un paziente che aveva perso la funzionalità articolare a causa di un incidente di moto.

L’intervento  è stato eseguito presso l’Istituto Rizzoli dall’equipe coordinata da Cesare Faldini, professore e direttore della Clinica Ortopedica 1 dell’Istituto,  su un paziente di 57 anni che ha causa dell’incidente non camminava più da 13 anni ed era considerato “inoperabile – scrive il sito unibo.it –  a causa della “severa alterazione anatomica della sua caviglia”. Oggi, grazie all’intervento eseguito il 9 ottobre 2019,  il paziente  ha recuperato la sua capacità motoria.

La protesi personalizzata stampata in 3D

Il fortunato risultato è frutto della collaborazione tra i chirurghi ortopedici dell’Istituto Rizzoli e gli ingegneri biomedici dell’Università di Bologna: insieme hanno messo a punto la seguente prassi in 2 fasi: la prima fase è iniziata con l’esame TC (Tomografia computerizzata) in posizione eretta della caviglia del paziente. Tale esame ha consentito  la costruzione del modello in 3D  in plastica della gamba e del piede del paziente, attraverso il software e le procedure messe  punto dal gruppo di ricerca di Alberto Leardini, ingegnere e a capo del gruppo di ricerca del Laboratorio di Analisi del Movimento del Rizzoli; la seconda fase è consistita nella simulazione al computer dell’intervento, aggiustando la forma e la dimensione del modello 3D secondo le caratteristiche anatomiche del paziente e, al tempo stesso, individuando e stabilendo  il  posizionamento ideale nell’anatomia del paziente. Quindi si è proceduto alla produzione della protesi finale per l’impianto, stampata “in una lega di cromo-cobalto-molibdeno con la tecnologia EBM (un fascio di elettroni che fonde strato per strato la polvere metallica).

L’intervento

Si è passati  cosi all’intervento vero e proprio, meno invasivo grazie all’impiego delle guide personalizzate costruite sempre in stampa 3D e progettate al computer, dove era stata riprodotta l’anatomia del paziente.  Questo procedimento ha permesso di risparmiare durante l’operazione  il tessuto osseo necessario per installare al meglio la protesi su misura.  E, infatti, a fine operazione, scrive ancora Unibo.it, ancora in sala operatoria “è stato possibile valutare il perfetto posizionamento e l’ottimo recupero dell’arco di movimento dell’articolazione della caviglia”.  Personalizzato, infine, è stato anche il protocollo post-operatorio dedicato alla riabilitazione motoria di un’articolazione rimasta bloccata per anni.

Le promesse della nuova tecnica

Dunque la nuova tecnica personalizzata è un’innovazione  a livello mondiale, che risolve i casi precedentemente considerati inoperabili  (perpetuando la disabilità del paziente), riduce considerevolmente i tempi dell’intervento e del post intervento.

E pur essendo ancora in ambito sperimentale la procedura della protesi personalizzata in 3D offre la soluzione a molte persone soprattutto giovani che, a causa d’incidenti – generalmente stradali o da infortuni sul lavoro – subiscono fratture che distruggono la caviglia, perdendo la funzionalità del piede e di frequente, nonostante il lungo percorso di cura, non riacquistando l’articolazione della caviglia,  sono costretti all’uso di calzature ortopediche o di plantari per rimediare alla zoppia spesso severa e ai dolori permanenti.

 

Fotografie dall’alto: 1) Cesare Faldini,  professore e direttore della Clinica Ortopedica 1 dell’Istituto; 2) protesi personalizzata per la caviglia del paziente, stampata in 3D – immagine tratta dal sito: unibo.it

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