Per amore non taceremo. 12° Edizione del Festival dell’Impegno Civile nel nome di don Diana

“Per amore non taceremo” recita lo slogan della 12° edizione del Festival dell’Impegno Civile, che nel 25° anniversario dall’uccisione di don Giuseppe Diana si rivolge alle organizzazioni e ai Comuni che gestiscono da poco tempo un bene confiscato alla criminalità organizzata e necessitano di supporto per realizzare e/o lanciare il progetto di sostenibilità del bene assegnatogli.  E sui progetti che si sono candidati (la call si è chiusa il 31 maggio), prediligendo i beni non ancora aperti, sono state organizzate le tappe di questo festival itinerante che dal 25 giugno e fino al 31 luglio 2019, con eventi culturali e formativi supporta le amministrazioni locali e la cittadinanza affinché i beni assegnati siano prontamente restituiti alla collettività.

Il Festival dell’impegno civile è organizzato dal Comitato Don Peppe Diana e dal coordinamento Provinciale Libera Caserta.

Don Giuseppe Diana, per tutti Peppe o Peppino, è morto all’età di 38 anni, ucciso da 5 colpi di pistola nel giorno del suo onomastico, 19 marzo del 1994, a Casal di Principe (Napoli), nella sacrestia della chiesa di San Nicola, della quale era parroco.

Don Diana, laureato in Teologia Biblica e in Filosofia, era molto vicino ai giovani e alle persone più fragili e accusava e affrontava la camorra a viso aperto.  “Basta con la paura” recitava un volantino distribuito nel corso di una manifestazione, della quale Don Diana era uno degli organizzatori, dopo un feroce attentato della criminalità organizzata.  Cinque anni dopo, nel 1988, sempre in prima fila, sottoscrisse, con altri parroci, associazioni e partiti politici, il documento dal titolo Liberiamo il futuro, espressione del coordinamento anticamorra formatosi all’indomani dell’assalto alla caserma dei carabinieri a San Cipriano d’Aversa.

Nel 1989 diventato parroco della Chiesa di San Nicola, nella natia Casal di Principe (Caserta), il contrasto alla camorra divenne l’impegno costante di Don Diana che nel 1991, ancora con gli altri parroci, elaborò il documento Per amore del mio popolo, dove si può leggere “La camorra, oggi, è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella nostra società campana”. E ancora “… la camorra ha assassinato il nostro Paese.  Noi lo dobbiamo far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la Parola di Vita… “.

Per far risorgere un Paese è necessario aprirsi ai giovani e offrire una visione diversa dalla realtà che li circonda e  un’educazione che sia in grado di rappresentare una prospettiva reale d’inserimento nel mondo del lavoro.    Come tentò di fare Don Pino Pugliesi, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993, così la criminalità organizzata l’anno successivo eliminò Don Peppe Diana che aveva ben chiaro che la prima arma di contrasto alle mafie è la salvaguardia dei minori dalle malie perverse della criminalità.

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