La promessa di papa Prevost

Robert Francis Prevost, neo papa con il nome di Leone XIV. Nato a Chicago (come l’ex presidente USA, Obama), primo papa americano: no, precisa Vatican News, secondo papa americano. il primo è stato Francesco, Prevost è nato nel Nord, mentre Bergoglio era nato nel Sud del continente. Primo papa statunitense, allora, dell’ancora Paese più potente del mondo, e primo agostiniano, ma antagonista, almeno finora, del cattivismo dell’amministrazione trumpiana.

Si presenta al mondo dal balcone centrale della Basilica di San Pietro con i paramenti sacri che non si vedevano dai tempi di Benedetto XVI: Francesco li aveva mandati in soffitta. Non parla a braccio: legge un discorso scritto, ben lontano dal dirompente spontaneismo del “Buonasera” di Francesco, e recita una Ave Maria, perché l’8 maggio si celebra la Beata Vergine di Pompei. Sceglie, dopo 122 anni, il nome di Leone.

L’effetto rimandato dal video televisivo è straniante. Ci tiene alla tradizione Prevost, ma è evidente che è commosso: trattiene a stento le lacrime, l’implacabile primo piano della telecamera, chiaro e ben definito, restituisce ogni moto di un viso e di un corpo che si trattiene a stento dal pianto; mette da parte i fogli, per salutare in spagnolo la sua amata comunità diocesana e i suoi concittadini del Perù (ha la doppia nazionalità).

Robert Francis Prevost, dunque, e anche sudamericano e il segno di Francesco, lo ha voluto il destino, lo porta nel nome di battesimo. Inoltre, vanta una provenienza genealogica di stampo europeo, in particolare, latino: Francia e Spagna. La parte italiana è da verificare

Come papa, abbiamo detto ha preso il nome di Leone XIV. Ultimo papa, con questo nome, Leone XIII (1810 – 1903), primo pontefice della modernità,  primo a non esercitare il potere temporale. e che, forse, anche per questo, sostenne l’importanza dell’attività pastorale all’interno della Chiesa.  Fu autore, fra le sue tante encicliche,  della  Rerum Novarum, la prima  enciclica del cattolicesimo che formula i fondamenti della dottrina sociale.

C’è chi sostiene che il nome faccia riferimento a frate Leone che prese sulle spalle l’eredità di San Francesco.  Non lo sappiamo. Lo spiegherà – e lo dimostrerà nel suo operato – lo stesso Prevost, che ha aperto il suo pontificato con i concetti-simbolo di “ponti e sinodo”.

Papa Francesco nel suo ultimo discorso, la scorsa Pasqua, appena 3 settimane fa,  ha affermato “faccio appello alle parti in conflitto: cessate il fuoco, liberate gli ostaggi e fornite aiuti preziosi alla popolazione affamata che anela a un futuro di pace”.  Ieri papa Prevost – Leone XIV, dall’alto del balcone, ha pronunciato le solenni parole “il male non vincerà”.  Sembra (ci auspichiamo) che gli abbia risposto, confortandolo, come se, prendendo il suo testimone, gli facesse, e ci facesse, una promessa.

Con Francesco ancora nel cuore – ci ha lasciati troppo presto e all’improvviso, nonostante l’età avanzata e la salute precaria – rivolgiamo lo sguardo al nuovo Vescovo di Roma con quell’ostinato ottimismo che dona luce ai tempi buoi e tormentati che stiamo vivendo.

 

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