Se vince la mafia. Un romanzo distopico come “strumento” di cittadinanza attiva
La criminalità organizzata è stata legalizzata e lo status quo è capovolto. Nel 2112 la mafia si è fatta Stato, a governare l’Italia ci sono i boss di turno i quali rendono conto al Codice d’Onore che ha sostituito il Codice Penale, di conseguenza la virtù è diventata reato, un reato infame. E come è riuscita, alla fine, la mafia ad avere la meglio? Per gli elettori, che hanno preferito le promesse di ordine, disciplina e sicurezza fatte dai boss- politici, cedendogli in cambio la propria libertà, permettendo al totalitarismo di affermarsi al posto della democrazia.
Siamo naturalmente nell’ambito dell’immaginario distopico, quello rappresentato da Davide Mattiello nel suo libro, Se vince la mafia, recentemente pubblicato da Einaudi Ragazzi.
Il volume si rivolge ai giovanissimi, ai quali – considera l’autore – è sempre più difficile spiegare cosa sia la mafia. Troppo lontani dalla stagione delle stragi, ma cresciuti sull’onda delle serie televisive sul tema che, malgrado la loro volontà, hanno dato fascino ai boss rendendoli quasi modelli di vita, cosi come le loro storie rischiano di diventare stili di vita.
Le mafie, d’altro canto hanno saputo sfruttare la situazione: difficile ormai che uccidano, che lascino scie di sangue dietro di sé. Agiscono in modo sotterraneo, liquido, quasi trasparente, ma ci sono e sono spietate quanto o forse più di prima e rischiano di vincere la battaglia, forse più importante e insidiosa, insita peraltro nella loro natura, la battaglia culturale.
Davide Mattiello si dedica da sempre al fenomeno mafioso. Il suo impegno civile e politico – ha raccontato recentemente all’Ansa – è nato a seguito delle stragi di Capaci e Via D’Amelio del 1992 e l’ha condotto dapprima a essere membro della Commissione parlamentare antimafia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni e oggi a esserne consulente, avendo lasciato la politica per proseguire, invece, il suo impegno sociale civico.
Da ex deputato a netturbino. Davide Mattiello, infatti, come volontario della Cooperativa Arcobaleno, oggi raccoglie rifiuti nella sua città, Torino, dove ha fondato Casa Acmos, associazione rivolta ai giovani per promuovere la loro partecipazione attiva alla democrazia.
Perché ha lasciato la politica? Per una “scelta di campo – ha spiegato Mattiello all’Ansa – per ritrovare le persone carne e ossa, le periferie, la strada – ma anche – per essere indipendente dalla politica, non ricattabile”. E raccontare con onesta lucidità e cognizione di causa cosa accadrebbe Se vince la mafia ai giovani di oggi la cui salvezza, nonostante le evidenti difficoltà prospettiche, risiede sempre e comunque nella conoscenza, nella correttezza e nelle libertà democratiche.
Immagini: Copertina di ‘Se vince la mafia’ di Davide Mattiello; 2) l’autore del libro con Rita Borsellino, durante il 25° anniversario della strage di Via D’Amelio