Ricordi in-attesi viaggiando nel tempo
Esiste una particolare fenomenologia del viaggio, silente ed inaspettata, che ritrova gli itinerari nei nostri dintorni, lasciati spesso all’incuria dell’attenzione. Si tratta di una modalità di pellegrinare con la mente che possiede uno strano fascino: il ritrovamento di elementi estranei al presente, eppure tanto familiari. Basta guardarsi intorno per scorgere particolari che si lasciano ricordare.
Può capitare, ad esempio, di entrare in una casa che improvvisamente si fa memoria, documento del tuo passato. Come se quelle mura conservassero informazioni che, seppur distanti, destano un primordiale sentimento di nostalgia. Nonostante sia la prima volta che si varca quella soglia, la sensazione è di avere una certa familiarità con l’intero ambiente.
L’odore, la disposizione delle stanze, l’arredamento, tutto all’improvviso disvela rappresentazioni che da quel momento perdono la loro purezza per mescolarsi con quel luogo, simulacro di conoscenza.
Mentre lo spaesamento pervade la vista, inizia il viaggio a ritroso nel tempo; la mente sente la scossa che ri- scopre un habitat familiare. Immense librerie a parete con i testi posizionati talvolta a caso, chissà per la fretta di correre in cucina a mangiare, tutti insieme.
Stanze di media grandezza con l’accogliente confusione di un tempo che fu. La carta da pareti con le fotografie imperfette, frequentazioni un tempo abituali, sono sufficienti a far emergere una cronologia intima che resta sospesa fra le voci degli assenti.
Inutile cimentarsi nella ricerca ossessiva del convenzionale, ostinatamente in linea con i tempi. Resta vano ogni tentativo di trovare segni dell’omologazione odierna, così radicata da essere considerata un dato di fatto. Lo sguardo incredulo, vorrebbe trovarsi innanzi all’irrinunciabile accessorio Ikea, alla poltroncina polifunzionale o al mobile per la tv, laccato bianco, magari, sospeso, parte superiore e parte inferiore tassativamente separate come due rette parallele che non s’incontreranno mai.
In questo luogo/non luogo dove il passato ridiventa presente, non si incontra nessun inabile esempio di stile, neanche un soggiorno convenienza ad ampio raggio. Perché la memoria non conosce crisi con le sue imposizioni al risparmio, risparmio di personalità, di gusto e ahimè di riflessione.
Dunque, il viaggio verso il passato non si accontenta dei luoghi comuni, ibernati dalla massificazione tout court, ma osa sfidare la quotidianità per riassaporare con la mente e con il cuore, il gusto di ieri, più che mai presente nella nostra anima.
Così, passeggiando lungo le vie segnate dal disagio, ci si sorprende a vedere vecchi alimentari, un tempo cancellati dai super ipermercati, oggi risorti come l’araba fenice.
La resistenza di botteghe a dimensione d’uomo che risvegliano le coscienze rammentando il tempo dell’immaturità, quando fare la spesa era un’occasione d’incontro e confronto. Un’opportunità di arricchimento. Parimenti il cammino della memoria è un faticoso esercizio dello spirito che implica un processo di svecchiamento e annullamento delle certezze amene di chi, invece, cammina con i para occhi senza riferimenti, senza i richiami diacronici che, forse, ci rendono più autentici.
Lasciarsi guidare dalla bussola dei pensieri lascia spazio all’inquietudine di un itinerario in cui la conoscenza è un fine non un mezzo. Per questo l’universalità del libero vagare dei ricordi è un viaggio singolare che non cede il passo ai movimenti di massa, cifra distintiva della community del web!
La formidabile rete digitale si mostra fragilissima nella sua funzione comunicativa e conoscitiva. Perché la storia per sua natura resiste ai calcoli e la memoria, signora irriverente, non accetta facili previsioni e condivisioni a buon mercato!
Foto copertina: Time Travel di Steve Hester